La vita è un bene prezioso, che non va sprecato in alcun modo. E non ci si deve dimenticare neanche di tutelare quella di chi ha sbagliato, e si trova in carcere. I dati parlano da soli: 67 mila i detenuti nelle carceri italiane, 31 i suicidi dall’inizio dell’anno. Per alcuni (1/3 del totale) esistono misure alternative, che aiutano a reinserirsi prima nella società e rappresentano anche una buona maniera di non sprecare soldi pubblici. Siamo dello stesso avviso del ministro della giustizia Paola Severino che dichiara su metronews.it: «Volete che ve la dica io una priorità? – risponde ai cronisti dopo aver visitato le carceri liguri e milanesi – è l’approvazione delle norme sulle misure alternative al carcere». Già, ma il disegno di legge di riforma ideato dal Guardasigilli giace in commissione Giustizia.
Lettera di sollecito. Per questo qualche giorno fa la Severino ha preso carta e penna e ha scritto alla presidente della Commissione, l’onorevole Giulia Bongiorno: «I dati che ho avuto sulla recidiva di persone che hanno potuto godere delle misure alternative, o sono state ammesse al lavoro, sono straordinari: dimostrano che il livello di recidiva si è abbassato della metà, di un 1/4 o 1/3». E le ha chiesto di far discutere presto il progetto. Ma la commissione, che si riunisce anche oggi e domani, non ha ancora in programma la discussione della riforma. L’ultimo suicidio ieri: un detenuto si è tolto la vita in provincia di Caserta.
No all’amnistia. Tra le soluzioni individuate c’è l’ipotesi della custodia attenuata, che una circolare del Dap invita a sperimentare. Un istituto già sperimentato dal 2000 nel carcere milanese di Bollate: celle aperte durante il giorno, spazi di affettività per familiari e detenuti, lavoro esterno ma anche interno con un call center e una vera e propria azienda agricola. «La sua non è certo una riforma epocale ma introduce alcune importantissime novità – commenta Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone – anche se non si mette mano ai motivi per cui si va in carcere. Serve una depenalizzazione».
Le novità della riforma.
Diversificazione. Già nel dispositivo della sentenza, per alcuni reati, sarà possibile indicare alcune misure alternative al carcere. Messa alla prova. È la “probation” per pene inferiori ai 4 anni, già applicato ai minori: si dà la possibilità di non andare al processo e di sottoporsi alle prescrizioni previste dal giudice.
Il risparmio. «Il costo di un detenuto in misura alternativa alla detenzione – dice Antigone- costa 6-7 volte meno che in carcere. Tenendo conto che la spesa media per ogni recluso ammonta a 130-140 euro al giorno, un rapido calcolo ci permette di affermare che 10 mila reclusi in meno porterebbero dunque un risparmio di un milione al giorno per 365 milioni l’anno».
Per i bimbi. L’Icam, l’Istituto a custodia attenuata per madri detenute con figli al di sotto dei tre anni è un’altra soluzione da mutuare da Bollate: l’istituto milanese ne ospita dieci, con 11 figli, «un quinto della realtà italiana», ha spiegato il direttore del Dap, Giovanni Tamburino. «Un piccolo miracolo – ha detto il ministro- che dimostra che i miracoli si possono fare». Lavori in crisi La garante dei detenuti dell’Emilia, Desi Bruno, lancia un appello per la sartoria sviluppata da tre detenute nel carcere della Dozza: da settimane le entrate sono in flessione, mettendo a rischio l’esperienza proprio quando si prevedeva l’assunzione di una quarta persona. L’appello è alle imprese di pelletteria e abbigliamento perchè servono stoffe .
Per il garante. Niente Palazzo Marino per il primo consiglio comunale milanese di settembre. Se arriverà l’ok dal Dap, sindaco, assessori e consiglieri si riuniranno nel quarto raggio di San Vittore. Non è un revival di Mani pulite, ma un’iniziativa per presentare la nuova figura del Garante dei detenuti, un ruolo che con delibera bipartisan, si vorrebbe introdurre in città.