Ogni scusa è buona per non pagare, e le imprese, a corto di liquidità e imbottite di crediti nei confronti della Pubblica amministrazione, rischiano di soffocare. Di morire non per debiti, ma appunto per crediti. Nonostante una legge approvata con urgenza dal governo Monti e quattro decreti già approvati, continua il gioco a rimpiattino per scaricare su altri le responsabilità di un meccanismo che non parte. Le banche, ricordiamolo, dovevano saldare una parte dei 70 miliardi di crediti che oltre 150mila imprese vantano nei confronti di circa mille pubbliche amministrazioni. Ossigeno vitale per le aziende, specie in un momento in cui il credito si è ristretto per effetto della Grande Crisi e per la stretta portata avanti proprio dagli istituti di credito.
Che cosa non funziona? Stando allo scambio di accuse incrociate, siamo al gioco dell’oca. Le imprese si rivolgono alla Pubblica amministrazione per ottenere la certificazione del credito, ma le risposte sono quasi sempre vaghe. La banca, a sua volta, deve verificare la certificazione prima di liquidare il credito, ma l’Abi ha comunicato che la Consip non ha ancora completato la piattaforma elettronica per mandare avanti la procedura. La Consip, a sua volta, accusa le pubbliche amministrazioni di non fornire i dati. Risultato finale del gioco dell’oca: i soldi non arrivano, e le imprese muoiono di crediti.