Ma le authority servono ancora?

Da dieci anni le nostre bollette volano con rincari doppi rispetto all’inflazione e con un costante salasso nei conti familiari. Il gas è aumentato del 57 per cento, la luce del 38 per cento, la raccolta dei rifiuti del 54 per cento, l’acqua del 69 per cento. E lo stesso discorso vale per i pedaggi […]

Da dieci anni le nostre bollette volano con rincari doppi rispetto all’inflazione e con un costante salasso nei conti familiari. Il gas è aumentato del 57 per cento, la luce del 38 per cento, la raccolta dei rifiuti del 54 per cento, l’acqua del 69 per cento. E lo stesso discorso vale per i pedaggi autostradali, i biglietti ferroviari e i trasporti urbani: gli aumenti, in media, sono attorno al 50 per cento.

Una vera tassa occulta sulle spese primarie rispetto alla quale il consumatore non ha alcuna arma di difesa, se non le solite proteste delle associazioni. Eppure, sulla carta lo strumento che dovrebbe garantire concorrenza, trasparenza e prezzi non gonfiati, esiste: parliamo delle authority. Visti i risultati e il consuntivo delle stratosferiche bollette pagate dagli italiani, il dubbio è legittimo: per chi lavorano le authority? E innanzitutto: servono ancora?

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