Ma e’ giusto liquidare a peso d’oro manager di aziende in crisi?

Non passa giorno senza una liquidazione d’oro nell’opaca finanza italiana. Montagne di euro a manager che lasciano il posto senza grandi rimpianti e innanzitutto con aziende sull’orlo del baratro. Ieri è stato il turno di Piergiorgio Peluso, amministratore delegato di Fondiaria Sai, la cui buonuscita dopo appena un anno di lavoro ai vertici della società […]

Non passa giorno senza una liquidazione d’oro nell’opaca finanza italiana. Montagne di euro a manager che lasciano il posto senza grandi rimpianti e innanzitutto con aziende sull’orlo del baratro. Ieri è stato il turno di Piergiorgio Peluso, amministratore delegato di Fondiaria Sai, la cui buonuscita dopo appena un anno di lavoro ai vertici della società è stata liquidata con un assegno di 3,6 milioni di euro. Peluso, ovviamente, ha fatto tutto secondo le regole, almeno quelle formali (l’etica non esiste dalle parti della finanza made in Italy) e ha beneficiato di un "paracadute" cucito su misura, all’epoca dell’ingaggio, dalla famiglia Ligresti, gli azionisti di maggioranza della società, e dalla banca Unicredit, la più esposta con il gruppo assicurativo. E’ da notare che Fondiaria Sai è stata al centro di un’aspra contesa, prima di finire nell’orbita Unipol, durante la quale ha rischiato più di una volta il fallimento per il buco nel bilancio e per l’indebitamenbto insostenibile.

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Qualche giorno fa è stato invece il turno di Antonello Perricone, che ha dovuto cedere la poltrona di amministratore delegato della Rcs Editori. Non gli è andata male: ha portato a casa una liquidazione di 3,356 milioni di euro lordi. Eppure la società è in forte crisi, gli azionisti dovranno sottoscrivere un nuovo aumento di capitale e il titolo è crollato dai 4 euro a circa 1 euro. Per non parlare del Monte dei Paschi di Siena, una banca pubblica che sarebbe fallita senza l’intervento di protezione dello Stato. E con i soldi pubblici, in pratica, è stata pagata anche la super liquidazione di Antonio Vigni, ex direttore generale della banca di Siena: 4 milioni di euro lordi. 

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Nulla frena lo spreco di queste sciagurate liquidazioni che, spesso, passano attraverso le maglie larghe di opache alleanze trasversali ai vertici delle aziende tra manager e azionisti. Nulla, neanche una domanda: ma se questi sono i metodi nelle aziende italiane, perchè allora dovremme meravigliarci e gridare allo scandalo quando un politico, prima di andare a casa, mette al sicuro la sua buonuscita e la sua pensione?

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