Lo spreco dei talenti. Celli a suo figlio: lascia l’Italia

LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss avremmo voluto che l’Italia fosse diversa e abbiamo fallito Figlio mio, stai per finire la tua Universita’; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto piu’ di quello che tua madre e io ci aspettassimo. per questo che ti parlo con amarezza, […]

LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss avremmo voluto che l’Italia fosse diversa e abbiamo fallito

Figlio mio, stai per finire la tua Universita’; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto piu’ di quello che tua madre e io ci aspettassimo. per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non e’ piu’ un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

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Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finira’ con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come e’ avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l’idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere e’ che tutto questo ha sempre meno valore in una Societa’ divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarieta’ e di onesta’, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l’affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo e’ un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco piu’ di un millesimo di un grande manager che ha all’attivo disavventure e fallimenti che non paghera’ mai. E’ anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l’Alitalia non si metta in testa di fare l’azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell’orario, perche’ allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arrivera’. E d’altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo e’ l’unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, e’ stata privatizzata regalandole il Monopolio, e cosi’ costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai piu’ di essere a rischio.

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Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po’, non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato – per ragioni intuibili – con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricita’, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varra’ nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo e’ un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorra’ tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all’infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre piu’ che mai, il mio consiglio e’ che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell’estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealta’, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sara’ tutto oro, questo no. Capitera’ anche che, spesso, ti prendera’ la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo e’ un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi puo’ disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perche’.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che e’ tutto vero, che le cose stanno proprio cosi’, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di piu’ per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

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