L’Italia ce la farà: parola di Tony Blair

Tutti volevano chiedergli un parere da esperto della politica qual è sulla crisi che stiamo vivendo, ma a lui preme parlare dei temi che gli sono ormai cari. E che si intonano bene, del resto, all’atmosfera della cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica. Tony Blair, 58 anni, sbarcato a Milano con la sua FaithFoundation per un […]

Tutti volevano chiedergli un parere da esperto della politica qual è sulla crisi che stiamo vivendo, ma a lui preme parlare dei temi che gli sono ormai cari. E che si intonano bene, del resto, all’atmosfera della cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica.

Tony Blair, 58 anni, sbarcato a Milano con la sua FaithFoundation per un seminario, si è concesso brevemente ai giornalisti prima di rivolgersi ai tanti studenti dell’ateneo milanese, accompagnato dal rettore Lorenzo Ornaghi e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Il suo obiettivo è far capire che, "al di là delle crisi finanziarie, saranno determinanti quelle che nascono dai conflitti religiosi, dalle repressioni delle minoranze, dalla mancanza di libertà di culto e del diritto a praticarlo".
 

Fa un certo effetto leggere nel discorso del primo ministro laburista dal 1997 al 2007 e protagonista della politica mondiale di quegli anni, che "da ogni lato, in ogni quartiere, ovunque noi guardiamo e analizziamo, la religione è potente e motivante e determina la forza che forgia intorno a noi". O citare quello che il Papa "ha brillantemente detto ad Assisi: la distorsione della religione e la pratica della violenza nei confronti di essa provocano un tipo diverso di aggressione: un secolarismo che vuole discreditare, persino distruggere, l’idea stessa di fede e la fede in Dio".
 

 

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Ciononostante, quando gli si chiede "se fosse nei panni di Mario Monti, probabile prossimo premier italiano, quale sarebbe la prima mossa? Seguirebbe il consiglio di Warren Buffett, di alzare le tasse ai supermilionari?" si riconosce nuovamente il politico di lungo corso che svia abilmente le domande, che si è dovuto assumere pesantissime responsabilità nel corso della sua carriera. "Per fortuna le scelte di politica italiana non mi riguardano – dice sorridendo – e non devo guidare un Governo in una situazione del genere. Io punterei su decisioni di lungo termine che coinvolgano il mercato del lavoro, il sistema fiscale, quello previdenziale. Di fronte a una crisi del genere, provvedimenti di breve periodo non servono, così come destra e sinistra non contano". Anche Blair rimarca che i fondamentali del nostro Paese sono solidi, e che questa crisi va colta come un’opportunità per l’intera Eurozona di fare riforme sistemiche necessarie, al di là della contingenza.
 

Qualcuno a un certo punto torna sulla sua conversione al cattolicesimo, e la risposta è lapidaria: "Sono andato a messa con mia moglie e i miei figli ed è successo. Semplice". Il tempo per i giornalisti è scaduto, Blair si alza, elegante nella sua giacca blu, asciutto come sempre. Solo qualche ruga di troppo fa capire che gli anni sono passati. E’ l’ora di far sentire agli studenti che lo aspettano gli effetti della sua conversione e l’importanza di combattere le persecuzioni religiose "non solo dei cristiani: le statistiche in Medio Oriente e in Nord Africa dicono che i musulmani sono perseguitati anche più di quanto non lo siano stati ebrei e cristiani".

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