L’agenzia per la protezione ambientale scozzese lo ha ammesso che la contaminazione radioattiva nei dintorni dell’impianto nucleare di Dounreay non potrà mai essere del tutto bonificata. Secondo la Sepa è addirittura consigliabile di non fare più nulla perché il rischio è di provocare più danni che benefici. L’impianto, con i suoi due reattori, è chiuso dal 1994 ma fra il 1963 e il 1984 ha inquinato la costa attraverso gli scarichi delle acque usate per il raffreddamento dell’impianto.
Le particelle, letali se ingerite, hanno la dimensioni di un granello di sabbia e contengono il meno pericoloso Cesio-137 insieme al Plutonio-239, un elemento con un’emivita di 24000 anni. Qualcosa che rischia seriamente di sopravvivere anche alla razza umana. L’ammissione dell’agenzia per la protezione ambientale è significativa, soprattutto pensando a certi ottimisti che ritengono in ogni caso gli eventuali danni provocati dal nucleare in qualche modo sempre rimediabili.
Dal 2008 sono state rimosse 2300 particelle radioattive dai fondali, 351 delle quali utilizzando un robot subacqueo comandato a distanza, ma sin dal 1983 sono 480 i simpatici “granelli” ritrovati anche sulle spiagge attorno alla centrale. Nel 1998 la stessa agenzia aveva dichiarato prioritaria la bonifica dell’area per riportarla alle condizioni preesitenti ora ammettono che per provare a risolvere del tutto il problema potrebbe provocare una maggiore diffusione delle particelle stesse. “Meglio non rimestare nel fondo”.
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