Le origini della mobilità green

Il celerifero era un mezzo rudimentale realizzato in legno a collegare le due ruote, anche queste di legno; nessun manubrio né pedali. Era sufficiente imprimere una spinta per correre, ma bisognava scendere dal mezzo per curvare. Problema non da poco che risolse anni dopo il barone tedesco Drais, aggiungendo un manubrio. Questo mezzo prende il […]

Il celerifero era un mezzo rudimentale realizzato in legno a collegare le due ruote, anche queste di legno; nessun manubrio né pedali. Era sufficiente imprimere una spinta per correre, ma bisognava scendere dal mezzo per curvare. Problema non da poco che risolse anni dopo il barone tedesco Drais, aggiungendo un manubrio. Questo mezzo prende il nome del suo inventore: draisina. La nascita del velocipede viene invece attribuita al fabbro scozzese Mac Millan che aggiunse i pedali. Da notare che ancora la ruota anteriore ha una circonferenza maggiore rispetto alla posteriore. Anche il triciclo vede i suoi natali contemporaneamente.

Mentre oggi sono milioni le biciclette che corrono sulle strade, vale la pena ricordare chi davvero comprese l’importanza della bicicletta. Karl Friedrich Christian Ludwig Drais Von Sauerbronn costruì un mezzo che permettendo la mobilità della ruota anteriore su di un asse verticale consentiva di seguire la direzione della strada. La sua idea presentata nel 1816 al Congresso di Vienna non ebbe grandi attenzioni. Dal Governo del Baden il barone Drais ottenne due piccole soddisfazioni: quella di suggellare con un brevetto la sua invenzione, e quella di essere insignito del titolo di “professore in meccanica”. Dal legno si passò al metallo e ai primi problemi di ordine pubblico perché in Italia nel 1819 così si leggeva su un bando della Direzione Generale di Polizia di Milano: “Avendo così dimostrato che il correre dei così detti velocipedi può riuscire pericoloso ai passeggeri, la Direzione Generale suddetta ordina: è proibito di girare nottetempo sui velocipedi per le contrade e per le piazze interne della città. E’ tollerato, però, il corso dei medesimi sui bastioni e nelle piazze lontane dall’abitato. I contravventori saranno puniti con la confisca della macchina. Milano 8 settembre 1819.”

Il barone, morì in povertà all’età di 65 anni ma fu ad opera degli inglesi che la draisina divenne un mezzo in ferro, dando così inizio all’affermazione della bicicletta che arriva definitivamente con il francese Ernest Michaux. Aveva solo 14 anni quando, giovane fabbro, ebbe l’idea di fissare due alberi al mozzo della ruota anteriore motrice. Al guidatore fu finalmente destinata una vera sella vera. La bicicletta con catena e trazione posteriore è un’invenzione tutt’ora contesa tra Francia, Germania e Inghilterra, sintomo che il mezzo è piaciuto davvero

In Italia, Edoardo Bianchi nato a Milano nel 1865 era un meccanico milanese, il primo che si dedicò alla costruzione di bici di altissima qualità. Un momento di avvio, la fine dell’Ottocento, per produzioni industriali ed artigianali che ancora oggi crescono nel mondo presentando modelli differenti per gusti, attitudini, esigenze della clientela. La storia antica della bici come mezzo di trasporto rapido, ecologico, economico, è oggi ancora attuale: sono tanti gli utenti che scelgono biciclette performanti che vale davvero la pena scoprire. Bici che per leggerezza e prestazioni sono un’alternativa più che sostenibile al traffico di tutti i giorni.

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