Le famiglie italiane rimangono formiche

Attendismo prudente e preoccupato: è questo l’atteggiamento che caratterizza oggi la maggior parte delle famiglie italiane. Famiglie che, come da tradizione, si confermano "risparmiose" e tendono a frenare i propri consumi. Ma, a fronte di una situazione non proprio rosea, aumenta tuttavia il numero di coloro che si ritengono soddisfatti della propria situazione personale. Sono […]

Attendismo prudente e preoccupato: è questo l’atteggiamento che caratterizza oggi la maggior parte delle famiglie italiane. Famiglie che, come da tradizione, si confermano "risparmiose" e tendono a frenare i propri consumi. Ma, a fronte di una situazione non proprio rosea, aumenta tuttavia il numero di coloro che si ritengono soddisfatti della propria situazione personale. Sono alcuni dei particolari che emergono dalla fotografia scattata dall’indagine 2010 sugli italiani e il risparmio realizzata da Acri e Ipsos.

Tra gli italiani – rileva lo studio presentato alla vigilia della Giornata mondiale del risparmio – prevale un atteggiamento legato a disillusione: l’83% del campione (era il 78% nel 2009) percepisce la crisi come grave e il 69% si aspetta che non se ne uscirà prima di 4 anni (contro il 57%). L’Italia è ritenuta poco reattiva alla crisi (i pessimisti sul futuro dell’economia sono il 41% contro il 30% degli ottimisti), ma si fa anche meno affidamento che in passato sulla ripresa globale.

Nonostante pochi italiani (6%) dichiarino migliorata la propria situazione economica, i soddisfatti crescono di 2 punti percentuali rispetto al 2009, dal 54% al 56% e dall’inizio della crisi crescono addirittura di 5 punti (nel 2007 e 2008 erano il 51%): fenomeno questo che si verifica in particolare nel Nord-est (+9 punti sul 2009) e nel Nord-ovest (+5) ma non al Centro e al Sud.

La contraddizione di un Paese che nell’insieme è sempre più preoccupato del futuro e che, parimenti, mostra un consistente numero di cittadini soddisfatti della propria situazione personale potrebbe spiegarsi con una sorta di sospensione delle aspettative di miglioramento. In merito alla propria situazione personale, quasi la metà degli intervistati (49%) ritiene che non cambierà, ma i fiduciosi (28%) superano gli sfiduciati (19%).

Quanto all’atteggiamento nei confronti del risparmio, dal sondaggio risulta che la quota di chi riesce a mettere soldi da parte resta costante rispetto agli ultimi anni, attestandosi al 36%; sono il 37% quelli che consumano tutto ciò che guadagnano e ben una famiglia su quattro deve ricorrere a debiti o al decumulo di risparmio pregresso. Se nel Nord-est c’è il numero maggiore di famiglie in grado di accumulare risparmio (45%), il Sud si trova più in difficoltà (riesce a risparmiare il 30%).

I consumi tornano invece a frenare, specie per le famiglie in crisi o in difficoltà. E ad esser tagliate sono soprattutto le spese per bar, ristoranti, cinema, teatro e viaggi, ma ne hanno risentito anche quelle per cura personale e abbigliamento. In sostanza cresce il numero di famiglie che sono riuscite a mantenere il proprio standard di vita solo con fatica (erano il 42% nel 2006, il 43% nel 2009, il 47% nel 2010), mentre si mantiene costante il numero di quelle che ritengono peggiorato il proprio tenore di vita (era il 19% nel 2006, il 19% nel 2009, il 18% oggi); costante infine il numero di famiglie che riescono a mantenere il proprio tenore di vita abbastanza facilmente (il 28% nel 2006, il 30% nel 2009, il 29% nel 2010).

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