Le compagnie non-Ue devono compensare le emissioni di CO2

La Corte di giustizia dell’Unione europea ritiene valido il sistema Ets (Emission trading system) anche per il settore aereo. In pratica dal 1° gennaio 2012 le compagnie aeree dovranno pagare (compensare) per le emissioni di gas serra causate dai velivoli che atterrano nei 27 Paesi dell’Ue. I giudici europei di Lussemburgo hanno infatti respinto il […]

La Corte di giustizia dell’Unione europea ritiene valido il sistema Ets (Emission trading system) anche per il settore aereo. In pratica dal 1° gennaio 2012 le compagnie aeree dovranno pagare (compensare) per le emissioni di gas serra causate dai velivoli che atterrano nei 27 Paesi dell’Ue. I giudici europei di Lussemburgo hanno infatti respinto il ricorso presentato da alcune compagnie aeree statunitensi contrarie al provvedimento adottato dall’Ue nel 2008. «L’applicazione all’aviazione del sistema Ets non viola i principi di diritto internazionale né l’accordo Cieli aperti», dichiara la Corte. Nel 2008 l’Ue decise di obbligare tutte le compagnie aeree (europee e no) che volano nei Paesi Ue di compensare il 15% delle loro emissioni di anidride carbonica a partire dal 1° gennaio 2012. Le compagnie nordamericane hanno fatto ricorso ritenendo «discriminatoria» la normativa – alla quale si erano detti contrari 26 dei 36 membri dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile – anche compagnie asiatiche e russe avevano protestato.

COSTI – Secondo l’Ue i costi per i passeggeri della nuova normativa sono minimi: 1-2 euro a volo fino a un massimo di 12 euro a tratta per i voli transatlantici. Secondo il nuovo schema, a ogni compagnia aerea che atterra in Ue viene assegnata una quota di emissioni pari a poco meno della sua media storica. Se la quota viene superata, si possono comperare quote da altre compagnie che hanno emesso meno del limite assegnato. Per chi supera il limite sono previste sanzioni pari a 100 euro per ogni tonnellata di CO2, ma anche l’interdizione di atterraggio. Le compagnie americane hanno denunciato la «norma discriminatoria e una tassa sui carburanti proibita in base alla convenzione di Chicago» sui diritti d’aeroporto. Secondo la Corte di Lussemburgo, invece, la norma «non viola le norme internazionali».

RITORSIONI – Dal piano commerciale, la questione è diventata politica. Infatti la Camera dei rappresentanti Usa ha adottato un progetto di legge che proibisce alle compagnie americane di accettare la norma europea. La Cina inoltre ha minacciato ritorsioni commerciali contro l’Ue, in particolare contro Airbus. Nonostante gli aerei emettano globalmente solo il 3% dei gas serra, le compagnie aeree sono tra le sorgenti a più rapido incremento (3-4% all’anno) e in particolare quelle americane sono responsabili del 50% della CO2 emessa dagli aerei commerciali in tutto il mondo. Le compagnie americane sommano il 10% delle emissioni aeree all’interno dell’Ue, mentre per le compagnie indiane e brasiliane la quota è dell’uno per cento a Paese.

AMBIENTALISTI – La coalizione transatlantica di sei organizzazioni ambientaliste (le americane Center for Biological Diversity, Earthjustice, Environmental Defense Fund, e le europee Aviation Environment Federation, Transport & Environment e Wwf-Uk) plaude alla decisione della Corte di Lussemburgo. «La decisione odierna stabilisce che la normativa Ue non è contraria alla sovranità delle altre nazioni, e non riguarda i trattati internazionali», dice una nota della coalizione

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