La strategia di Torino per fuggire dall’inquinamento

Mentre l’area metropolitana era avvilita dall’ennesima giornata di smog oltre i limiti, l’amministrazione locale di Torino s’interrogava su strategie e scenari per liberare la città dall’incubo dell’inquinamento. Un seminario su, La qualità dell’aria nell’agglomerato torinese. Situazione e prospettive, che è servito a capire come s’intenda riempire di valori sostanziali la candidatura a diventare capitale verde […]

Mentre l’area metropolitana era avvilita dall’ennesima giornata di smog oltre i limiti, l’amministrazione locale di Torino s’interrogava su strategie e scenari per liberare la città dall’incubo dell’inquinamento. Un seminario su, La qualità dell’aria nell’agglomerato torinese. Situazione e prospettive, che è servito a capire come s’intenda riempire di valori sostanziali la candidatura a diventare capitale verde europea che altrimenti avrebbe del paradossale.

Ebbene, punto chiave, la nuova giunta è convinta che la tendenza per l’aria della città sia al miglioramento. E che gli sviluppi prossimi venturi siano ben inquadrati in uno studio curato dalla Provincia di Torino assieme ad Arianet e Simularia. La ricerca prospetta quali possano essere gli scenari e i temi da affrontare di qui al 2015.

Primo elemento: la convinzione che l’innovazione tecnologica, il miglioramento degli standard emissivi dei veicoli da strada possa consentire di abbattere del 17% le emissioni di ossido di azoto e quasi del 6% quelle di PM10. Un risultato importante, ma che non risolve.

Altro elemento importante, l’estensione del teleriscaldamento nell’agglomerato torinese, che porterà ad un totale di circa 80 milioni di metri cubi la volumetria allacciata nell’area. Sulla base dei dati ipotizzabili, si potrebbe dunque considerare una riduzione, soprattutto nelle aree metropolitane interessate da queste trasformazioni del 29% degli ossidi di azoto, del 42% del biossido di zolfo e del 7% del PM10.

Ma è l’ultima proiezione la più interessante, perché riguarda un vettore su cui può essere più marcato l’effetto dell’iniziativa ‘politica’: la variabile chiave può essere una nuova e più efficace politica di gestione e organizzazione della mobilità. L’analisi svolta ha preso in considerazione, in questo caso, la promozione e facilitazione della mobilità ciclabile e pedonale nei centri storici (che prevede una riduzione del 5% dei flussi privati) e ha ipotizzato una riduzione del 7% dei flussi, come conseguenza di un mobility management attento e puntuale, che veda lo sviluppo di car pooling, car sharing, ticket transport e altro ancora.

L”impatto realmente determinante si avrebbe tuttavia solo integrando il sistema di trasporto pubblico (treni, bus e metropolitana), che potrebbe generare una riduzione del 21,4% della mobilità privata. Complessivamente questo terzo scenario raggiunge un abbattimento del 37% delle emissioni di ossidi di azoto, del 21% quelle di PM10 e, soprattutto, andrebbe a toccare tutta l’area provinciale, inclusi i centri distanti dal capoluogo.

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