La Spagna s’illumina di vento

Il Paese europeo che sfrutta meglio il vento? Non è più la Germania, sorpassata a sorpresa dalla Spagna. L’elettricità prodotta dai suoi impianti eolici batte ormai quella «sporca» (o comunque sempre più contestata) delle 8 centrali nucleari: 21% contro 19%. E non solo: le fonti rinnovabili, nel loro insieme, rappresentano la seconda fonte di elettricità […]

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Il Paese europeo che sfrutta meglio il vento? Non è più la Germania, sorpassata a sorpresa dalla Spagna. L’elettricità prodotta dai suoi impianti eolici batte ormai quella «sporca» (o comunque sempre più contestata) delle 8 centrali nucleari: 21% contro 19%.

E non solo: le fonti rinnovabili, nel loro insieme, rappresentano la seconda fonte di elettricità del Paese, con una quota record del 32,3%, grazie a un deciso +7% sul 2009. «Le performances conseguite dai “mulini a vento” dimostrano che questa energia, oltre che non inquinante e sempre di più competitiva, è una realtà capace di rifornire 13 milioni di famiglie spagnole», sottolinea, entusiasta, il presidente della «Aee» – l’«Asociación Empresarial Eólica» – José Donoso.

Gli oltre 19 mila parchi eolici hanno sfornato, nel marzo scorso, la bellezza di 4738 Gigawatts/ora, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2010 del 5%. Nella lista seguono l’idroelettrico con il 17,3%, i cicli combinati con il 17,2%, la cogenerazione con il 15%, il solare con il 2,6%. «La nostra produzione di marzo sarebbe sufficiente per coprire il consumo elettrico globale di una nazione come il Portogallo – continua Donoso -. E così abbiamo risparmiato 250 milioni di euro, che altrimenti sarebbero finiti all’estero in acquisti petroliferi, e abbiamo evitato di immettere nell’aria 1,7 milioni di tonnellate di CO2, che equivale a piantare 850 mila alberi».

Ma la «Aee» può permettersi di sfoggiare anche un altro risultato che la dice lunga sul futuro energetico: la Spagna ha esportato elettricità perfino nella nuclearissima Francia, che vanta 58 centrali. E ha prodotto il 2,9% in più rispetto agli obiettivi dell’ambizioso «Plan de Energiás Renovables 2005-2011» del governo socialista del premier Zapatero. L’impetuoso sviluppo della «green energy» è diventato uno dei motivi per cui i prezzi energetici spagnoli sono tra i più bassi d’Europa. Il costo medio annuo, nel 2010, è stato infatti di 38 euro per Megawttora contro i 47,5 euro della Francia. E ha fatto salire il Paese – come segnala un report dell’Agenzia internazionale dell’energia – al rango di 4º esportatore di elettricità dopo Francia, Germania e Repubblica Ceca.

Sul vento la Spagna punta sempre di più e i dati sono chiari: Madrid ha scalzato Berlino, che finora era il primo produttore di «wind power» della Ue: 42.976 Gigawattora contro 36.500, come ha segnalato il barometro «Eurobserver» della Commissione Europea. E tutto questo nonostante i tedeschi continuino a mentenere il primato della potenza installata, vale a dire 27.214 Megawatt eolici contro i 20.676 spagnoli. E’ una conferma dell’efficienza del sistema iberico, capace di produrre di più con meno aereogeneratori.

Alla base c’è il ruolo-chiave degli incentivi governativi. «Sia Spagna sia Germania ricevono sovvenzioni, ma, mentre i nuovi parchi eolici tedeschi hanno ricevuto, l’anno scorso, 92 euro per Megawattora, noi ci siamo fermati a 77», sottilineano alla Gamesa, una delle imprese leader del settore. E così, in un Paese che sta rivedendo tutti i sistemi di sicurezza della sue centrali atomiche dopo il disastro di Fukushima, i record della «green energy» aprono speranze concrete per un futuro energetico completamente pulito. Si tratta di scenari dalle enormi potenzialità, come rivela un «paper» dell’Università pontificia di Comillas, secondo il quale la capacità di produzione delle fonti rinnovabili, calcolato per il 2050 e sfruttando il 72% del territorio, sarebbe addirittura pari a 56 volte il fabbisogno totale di elettricità.

«Il costo delle tecnologie pulite diminuisce a passi da gigante, mentre quelli delle fonti convenzionali, fossili e nucleari, non fanno che aumentare – hanno osservato Domingo Beltrán e Sergio de Otto, responsabili della “Fundación Renovables” -. L’energia eolica ha già raggiunto costi competitivi in appena un decennio di sviluppo, mentre quella fotovoltaica ha dimezzato i propri costi in meno di 5 anni».

E in questo quadro non è certo disprezzabile l’apporto dell’export di «green energy» all’economia della Spagna. Le previsioni ufficiali calcolano per il 2015 un apporto al Pil di 17,9 miliardi di euro. E il contributo all’occupazione? E’ notevolissimo: tra diretto e indotto, si tratta di 130 mila posti. «In Spagna la fattibilità tecnica ed economica di un sistema di generazione elettrica basato al 100% su fonti rinnovabili è stata ormai dimostrata da molti – si entusiasmano gli esperti di Greenpeace -. Così c’è da chiedersi perchè usare ancora una fonte come il nucleare quando ci sono alternative migliori».
 

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