La scomparsa del pediatra “2 milioni di bambini senza medici”

di CORRADO ZUNINO   ROMA – Ai nostri figli mancheranno anche i pediatri. Ad alcuni, perlopiù al Nord, perlopiù in provincia, già mancano. Il mulino dei pensionamenti sanitari sta espellendo seicento professionisti l’anno dalla rete dei medici per i bambini mentre la fucina delle scuole di specializzazione, sono 43 in Italia, ogni grande università ne […]

di CORRADO ZUNINO

 

ROMA – Ai nostri figli mancheranno anche i pediatri. Ad alcuni, perlopiù al Nord, perlopiù in provincia, già mancano. Il mulino dei pensionamenti sanitari sta espellendo seicento professionisti l’anno dalla rete dei medici per i bambini mentre la fucina delle scuole di specializzazione, sono 43 in Italia, ogni grande università ne ospita una, nel 2010 ha sfornato solo 229 giovani pediatri.
Il saldo umano netto tra chi esce e chi entra – meno 371 l’anno scorso – oggi mette in difficoltà pezzi interi della provincia italiana. Le prospettive future, con il dimezzamento dei professionisti italiani nei prossimi vent’anni, fa alzare l’allarme alla Società italiana pediatri: "Rischiamo di distruggere un gioiello della nostra Sanità copiato nel resto d’Europa". Quello della pediatria, ecco, sembra il percorso conosciuto dalla scuola elementare: un sistema d’eccellenza riconosciuto nel mondo azzoppato, nelle ultime stagioni, dai tagli di Stato.

L’Italia con la disoccupazione giovanile al trenta per cento e una difficoltà crescente ad erogare cure alla terza età oggi "lascia scoperti", sostiene lo studio Sip, due milioni e duecentomila bambini. Scoperti, spiegano i tecnici, significa che non c’è un pediatra di territorio nel quartiere o nel paese, né una struttura vicina che possa offrire questa figura iperspecializzata.
"La grande crisi oggi si registra negli ospedali", spiega Giovanni Corsello, vicepresidente della Sip, una cattedra di Pediatria all’Università di Palermo. "I pensionamenti coniugati alle politiche di risparmio lasciano posti vacanti e così crescono i reparti che non possono garantire un pediatra di guardia ventiquattro ore su ventiquattro".

Sono storie contemporanee quelle di genitori che vivono nell’arco delle province del Nord, dal Piemonte al Veneto, e che per ottenere la ricetta per il farmaco antireflusso o tamponare un’emergenza clinica devono salire in auto e raggiungere un pediatra lontano. In altri casi conoscono – è la prima volta nel campo della cura dei bambini – le lista d’attesa.

L’associazione pediatri ha individuato nel 2020 il punto di non ritorno. "Senza politiche d’intervento entro dieci anni non saremo più in grado di curare i nostri figli". Le previsioni dicono che fra 15 anni il 50% dell’attuale "forza pediatrica" (14.300 specialisti) sarà in pensione e fra venti si arriverà al 76%: numeri che renderebbero impossibile la cura dei bambini nella fascia da zero a sei anni. Ad essere colpito dallo sbilanciamento sarà soprattutto il Centro-Sud, con le sue Regioni sottoposte ai piani di rientro finanziario e con minori risorse per collocare i pediatri. È già in atto un fenomeno migratorio verso il Nord, dove le erogazioni pubbliche sono superiori e la domanda per coprire gli organici più forte.

"Il ministero della Salute deve lasciare salire i numeri dei nuovi pediatri da immettere sul mercato e dare vita all’integrazione tra lo specialista di famiglia e gli ospedali". Potrebbe nascere un nuovo luogo, il presidio pediatrico, a metà tra l’ospedale e il medico di riferimento. Chiude Corsello: "Non è pensabile arretrare in questo campo visto che si sta affermando una teoria di pensiero che chiede al pediatra di seguire un adolescente oltre i quattordici anni, previsti oggi, arrivando fino ai diciotto".

Il presidente della Sip, Alberto Ugazio, per evitare di dover ragionare nei prossimi anni in una logica emergenziale ha chiesto ai ministri della Salute e dell’Istruzione, Ferruccio Fazio e Mariastella Gelmini, di aumentare le borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione. Nell’ultimo anno sono state 212.

 

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