La missione suicida dei cinquanta di Fukushima

     Matthew Penney, Japan Focus  Giappone    internazionale.it     I dipendenti della centrale di Fukushima sono considerati delle celebrità. Ma si parla meno di chi sono, del perché lavorano in condizioni così disperate e di quale trattamento ricevono. Il 29 marzo il Tokyo Shimbun ha pubblicato un articolo che fa luce su alcuni fatti […]

 

 

 Matthew Penney, Japan Focus  Giappone    internazionale.it

 

 

I dipendenti della centrale di Fukushima

sono considerati delle celebrità.

Ma si parla meno di chi sono, del perché

lavorano in condizioni così disperate

e di quale trattamento ricevono. Il 29

marzo il Tokyo Shimbun ha pubblicato un

articolo che fa luce su alcuni fatti sgradevoli

dietro alla storia degli eroici “cinquanta di

Fukushima” (in realtà sono centinaia a lavorare

alla centrale). Intitolato “Vi daremo

cinquemila dollari al giorno”, l’articolo descrive

le diicoltà dell’azienda che non riesce

a trovare i volontari per lavorare nel reattore

danneggiato. La Tepco cerca manodopera

rivolgendosi a subappaltatori e ditte

ailiate. Ai suoi dipendenti evacuati dalla

prefettura di Fukushima ofre grosse somme

di denaro per tornare a lavorare nella

centrale. Fukuda Ryuta, che ha rifiutato

l’oferta, ha riferito che alcuni uomini di più

di cinquant’anni sono tornati in cambio di

molti soldi. Altri lo fanno perché temono di

perdere il posto. La Tepco e le aziende ailiate

stanno deliberatamente cercando ultracinquantenni

per i lavori più a rischio.

Le condizioni di lavoro a Fukushima

hanno riportato alla luce il dibattito sulla

kakusa, la disparità sociale. Il mercato del

lavoro giapponese, un tempo legato all’ideale

dell’impiego a vita, è sempre più caratterizzato

da una netta disparità tra dipendenti

issi, che possono aspettarsi sicurezza

del lavoro e regolari aumenti di stipendio, e

lavoratori temporanei con contratti inconsistenti

e a breve termine. I cinquanta di

Fukushima sono un’avanguardia impegnata

della Tepco o i reietti del sistema d’impiego

del Giappone, chiamati per una missione

suicida ben retribuita?

L’agenzia Jiji scrive che i lavoratori di

Fukushima operano in condizioni rese più

diicili dalla mancanza di cibo e dai pessimi

alloggi. Mangiano e dormono in una struttura

vicina ai reattori dotata di un soisticato

sistema di iltraggio. Dentro, le radiazioni

arrivano a 2-6 microsievert l’ora, l’equivalente

di una radiograia ai denti. Mangiano

due volte al giorno: a colazione trenta biscotti

e succo di verdura, a cena riso e carne

o pesce in scatola. Dormono per terra senza

coperte. Non è chiaro come mai la Tepco

permetta che continuino a lavorare in queste

condizioni. Il divario tra lo status di eroi

attribuito dai mezzi d’informazione a questi

operai e il modo in cui sono trattati alla

centrale è enorme.

 

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