Sono sette gli immobili ceduti dalla Siae ai due fondi «Aida» e «Norma» gestiti dalla Sorgente Group. E su questo si concentreranno adesso i controlli della Guardia di finanza incaricata dalla magistratura romana di valutare la regolarità dell’operazione siglata il 28 dicembre scorso. Il procuratore aggiunto Alberto Caperna ha chiesto alle Fiamme Gialle un’informativa sulla dismissione per verificare per quali motivi il direttore generale Gaetano Blandini – in accordo con i due subcommissari – abbia intrapreso questa strada e quali siano le cifre dell’affare che ha coinvolto pure la direzione generale che ha sede nel quartiere Eur della capitale. A seguito della cessione la Siae si trova infatti a dover versare un canone annuo per quello stabile pari a 6 milioni di euro. E tanto basta per scatenare il dibattito politico.
Insorgono il Pd, l’Italia dei Valori e la Lega. I parlamentari democratici Vincenzo Vita e Giuseppe Giulietti chiedono al presidente Mario Monti «quali iniziative intenda intraprendere per chiarire i motivi per cui l’incarico di vendita degli immobili sia stato affidato alla "Sorgente Group", società di diritto italiano al vertice di un gruppo che opera nel settore della finanza immobiliare con quattro società di gestione del risparmio e con 25 società immobiliari, ad un prezzo inferiore del suo valore effettivo». Antonio Di Pietro, che ha presentato un’interrogazione alla presidenza del Consiglio, si concentra sulla «mancata informazione» e definisce «l’intera operazione inquietante e sconcertante anche perché è stata gestita dall’ex direttore del settore Cinema Gaetano Blandini, già coinvolto nelle intercettazioni della "cricca" dei Grandi Eventi dalle quali emerge come avrebbe avuto contatti poco chiari e discutibili con Angelo Balducci e Diego Anemone, noti alle cronache giudiziarie». Enrico Montani del Carroccio evidenzia invece che «già un anno fa denunciavamo la Siae come una società non più in grado di competere in un mercato sempre più globale, con le altre società di collecting europee».
Al centro della scena c’è Gaetano Blandini e la sua gestione contestata. Lui giura sulla regolarità dell’operazione e anzi rilancia: «La decisione di far confluire gli immobili in questi due fondi serve a custodire il patrimonio perché Aida e Norma sono detenuti al 100 per cento rispettivamente dal Fondo Pensioni e dalla Siae. È una messa in sicurezza a garanzia di una gestione corretta e soprattutto per evitare di creare, come è accaduto in passato, gravi situazioni che denuncerò alla magistratura». Una versione confermata dal direttore generale di Sorgente Giovanni Maria Benucci che parla di «iniziale contributo al processo di razionalizzazione».
Oltre alla verifica dei passaggi societari, i finanzieri dovranno stabilire la congruità del valore fissato visto che secondo i sindacati sarebbe la metà di quello effettivo. «Sono affermazioni false – assicura Blandini – perché la verità è che noi abbiamo calcolato il valore degli immobili affittati, mentre una perizia stilata dagli stessi inquilini si basava su appartamenti vuoti e dunque non rappresentava la situazione reale». Blandini non smentisce che questa operazione possa preludere alla vendita dei palazzi: «Potremmo decidere di mettere sul mercato tutti gli immobili non strategici della Siae e credo che anche quelli del Fondo siano destinati a questo. Io lavoro nell’interesse della Siae e posso assicurare che non riusciranno a fermarmi perché non mi faccio intimorire». Un mese fa un’interrogazione parlamentare chiedeva conto del suo compenso da 500 mila euro. Blandini non nega: «È una cifra che merito e nonostante questo mi sono applicato una riduzione del 10 per cento. In ogni caso, anziché fare come altri direttori generali che vanno in aspettativa, io mi sono dimesso dal mio incarico al ministero dei Beni culturali». Un ruolo che lo aveva posto al centro dell’attenzione per il suo rapporto con il provveditore ai lavori Pubblici Angelo Balducci e il costruttore Diego Anemone entrambi arrestati per l’inchiesta sui Grandi Eventi. «Un’amicizia che rivendico – dichiara Blandini – proprio perché non ho nulla da nascondere come ho potuto dimostrare durante l’interrogatorio davanti ai carabinieri del Ros. È vero, ho finanziato quattro film dove recitava Lorenzo Balducci, ma cinque ne ho bocciati e in ogni caso ho finanziato anche Il Divo e Gomorra. Non ci sono mai stati favoritismi».