da Marina
A piccoli, piccolissimi passi, procede il percorso del ripristino della legalità in Campania. Questa volta nel regno di Sandokan, che realtà si chiama Francesco Schiavone e è un feroce camorrista, la Giustizia mette a segno un nuovo passo: dopo alterne vicende durate 30 anni Ferrandelle ex fattoria del boss sarà trasformata in parco fotovoltaico da 3 Megawatt, centro di documentazione ed educazione ambientale ed isola ecologica e un impianto con 9000 eucalipto.
Ma Ferrandelle, che sorge tra i comuni di Santa Maria La Fossa, Casal di Principe e Grazzanise ha una storia tormentata che risale al sequestro negli agli anni Ottanta, ma che fu portata alla ribalta nel 2008 con l’emergenza rifiuti gestita da Guido Bertolaso nominato Commissario straordinario proprio da Berlusconi. Per far fare bella figura al Premier, Bertolaso andò a stoccare la monnezza talquale proprio su quel suolo e fu così che divenne la discarica di Ferrandelle (dopo il salto il reportage di Legambiente fatto prima sparire da Youtube e poi ricollocato). La discarica è stata poi svuotata agli inizi di quest’anno. Gli escamotage usati per portare il talquale a Ferrandelle furono diversi, come ricostruisce Agrorinasce Consorzio nato per ripristinare la legalità nel suo asettico comunicato stampa scrive:
L’azienda confiscata a Francesco Schiavone, Sandokan, fu oggetto di una precisa azione di recupero da parte dello Stato con il Demanio Militare (43 ettari) per la realizzazione di un Poligono per attività addestrative e con Agrorinasce (13 ettari) per la realizzazione di una ‘Fattoria dei prodotti tipici’. Agrorinasce presentò ed ottenne dal Ministero dell’Interno un finanziamento di circa 560.000,00 euro per la realizzazione della Fattoria. Nell’anno 2008, mentre erano quasi ultimati i lavori della Fattoria, l’allora Commissario per l’emergenza dei rifiuti nella Regione Campania, il Prefetto De Gennaro, utilizzò la parte assegnata al Demanio Militare per localizzare il sito di stoccaggio provvisorio di rifiuti solidi urbani di oltre 500.000 tonnellate. I lavori furono immediatamente sospesi e Agrorinasce si impegnò con lo stesso Ministero dell’Interno a trovare una soluzione alternativa che fosse più coerente con lo stato dei luoghi considerato che era inimmaginabile realizzare una fattoria didattica. Un impegno che Agrorinasce ha certamente mantenuto, proponendo di riconvertire quella che era un’area agricola in un nuovo progetto molto ambizioso che avesse l’obiettivo di realizzare su un’unica area confiscata un’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, di produzione di energia da fonte rinnovabile, di rimboschimento con colture destinata a ‘biomasse’ e di sensibilizzazione sui temi dell’ambiente e del risparmio energetico.
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