La democrazia dell’acqua

Ci troviamo di fronte a una crisi idrica globale, che minaccia di peggiorare nei prossimi decenni; e man mano che la crisi si aggrava proseguono gli sforzi per ridefinire il concetto di diritti idrici. Un passo storico e’ avvenuto il 28 luglio, quando le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione che recita cosi’: “L’acqua e’ […]

Ci troviamo di fronte a una crisi idrica globale, che minaccia di peggiorare nei prossimi decenni; e man mano che la crisi si aggrava proseguono gli sforzi per ridefinire il concetto di diritti idrici. Un passo storico e’ avvenuto il 28 luglio, quando le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione che recita cosi’: “L’acqua e’ una risorsa limitata e un bene pubblico fondamentale per la vita e la salute. Il diritto a disporre di acqua e’ indispensabile per condurre una vita dignitosa. un prerequisito per la realizzazione di altri diritti dell’uomo”.

Ma l’economia globalizzata trasforma sempre di piu’ la definizione dell’acqua da proprieta’ comune a bene privato, da estrarre e rintracciare senza limiti. L’ordine economico globale esige la rimozione di tutti i vincoli, la deregolamentazione dell’uso dell’acqua e la creazione di mercati dell’acqua. I fautori del libero scambio delle risorse idriche considerano i diritti di proprieta’ privata l’unica alternativa alla proprieta’ pubblica, e il libero mercato l’unico sostituto della regolamentazione burocratica delle risorse idriche.

L’acqua deve rimanere, piu’ di qualsiasi altra risorsa, un bene pubblico e dev’essere gestita dalla collettivita’. Nella maggior parte delle societa’ l’acqua era ed e’ un bene che non puo’ essere posseduto da privati. Testi antichi come le Istituzioni di Giustiniano dimostrano che l’acqua e altre risorse naturali sono beni pubblici: “Per legge di natura queste cose sono comuni all’umanita’: l’aria, l’acqua corrente, il mare e di conseguenza la riva del mare…”.

L’arrivo delle moderne tecnologie di estrazione dell’acqua ha accresciuto il ruolo dello Stato nella gestione delle risorse idriche. Soppiantando i metodi di autogestione, queste tecnologie hanno inflitto un duro colpo alle strutture democratiche per la gestione delle risorse idriche, che giocano un ruolo sempre meno importante nella conservazione. La globalizzazione e la privatizzazione delle risorse idriche stanno erodendo i diritti della popolazione e la proprieta’ collettiva si sta trasformando in proprieta’ delle grandi aziende. Le comunita’ di persone reali, con bisogni reali, vengono messe da parte nella corsa alla privatizzazione.

La spinta a privatizzare le risorse idriche comuni nasce da quella che io chiamo “l’economia del cowboy”: se arrivi per primo in un posto hai il diritto assoluto di stuprare, saccheggiare, inquinare. Non hai nessun dovere verso i tuoi vicini, verso quelli che sono venuti prima di te, verso gli abitanti del luogo o quelli che sono venuti dopo di te. interessante osservare che gli attuali tentativi di privatizzazione e queste leggi da far west sulle risorse idriche sono visti come un modello dal Cato Institute, un istituto di ricerca della destra americana: “Dalla frontiera occidentale, in particolare dai giacimenti minerari, sono nate la dottrina dell’appropriazione preventiva e le basi della commercializzazione dell’acqua. Questo sistema ha offerto gli ingredienti fondamentali per un mercato efficiente dell’acqua, dove i diritti di proprieta’ sono ben definiti, rispettati e trasferibili”. (T. Anderson e P. Snyder).

La tendenza attuale a estendere l’economia del cowboy a livello globale e’ la ricetta ideale per distruggere le scarse risorse idriche mondiali e per escludere i poveri dal diritto all’acqua. Dal momento che l’acqua cade sulla terra in modo disomogeneo, dal momento che ogni essere vivente ha bisogno dell’acqua, la gestione decentralizzata e la proprieta’ democratica sono gli unici sistemi efficienti, sostenibili ed equi per il sostentamento di tutti.

Un elemento fondamentale della filosofia indiana, essenziale per la giustizia sociale, e’ l’uso accorto e morigerato delle risorse. Secondo un antico testo indiano, le Ishopanishad: “Un uomo egoista nell’usare le risorse della natura per soddisfare i propri bisogni crescenti non e’ nient’altro che un ladro, perche’ usare le risorse al di la’ del proprio bisogno vuol dire usare risorse a cui altri hanno diritto”. E come disse con straordinaria concisione il Mahatma Gandhi: “La terra offre abbastanza per i bisogni di ciascuno, ma non per l’avidita’ di ciascuno”.

Oltre lo Stato e oltre il mercato c’e’ la forza della partecipazione collettiva. Oltre le burocrazie e oltre il potere delle aziende c’e’ la promessa della democrazia idrica.

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