La concretezza del Papa per vincere la crisi economica

Benedetto XVI ha le idee molto chiare sulla crisi in atto, sulla sua intensità e anche sulle possibili vie d’uscita. A partire dai temi sviluppati con l’enciclica Caritas in veritate il Papa non perde occasione per toccare un punto centrale del suo ragionamento: con questa crisi-cambio d’epoca non è in discussione solo l’andamento dell’economia ma […]

Benedetto XVI ha le idee molto chiare sulla crisi in atto, sulla sua intensità e anche sulle possibili vie d’uscita. A partire dai temi sviluppati con l’enciclica Caritas in veritate il Papa non perde occasione per toccare un punto centrale del suo ragionamento: con questa crisi-cambio d’epoca non è in discussione solo l’andamento dell’economia ma innanzitutto il nostro stile di vita. Nelle parole di Benedetto XVI, pronunciate all’Angelus del lunedì, si torna così a un richiamo alla responsabilità individuale e alle scelte quotidiane. Perché possiamo chiedere tanto ai governi, alle istituzioni sovranazionali, alle amministrazioni locali, ma se non partiamo dai nostri gesti, anche i più minuti, sarà difficile immaginare un mondo più sostenibile. La concretezza del Papa è già nella premessa del suo discorso che mette in discussione, per esempio, livelli di consumo insostenibili e alimentati, come si è visto in America, da una micidiale spirale di debiti individuali e collettivi. Dobbiamo arretrare. E farlo non con la frustrazione di chi sente impoverito, ma con la convinzione di cittadini che colgono nella crisi il valore di un’opportunità. Arretrare si traduce, ogni giorno, nell’evitare lo spreco di risorse, dal cibo all’energia, dall’acqua a tutti i beni naturali. E’ difficile? E’ sicuramente meno complicato di quanto sembra, se riuscissimo a declinare il cambiamento senza ossessioni, ma con comportamenti naturali e perfino leggeri. Prendete il caso dell’energia, che l’Europa importa con consumi aumentati del 50 per cento nell’ultimo ventennio: ridurne lo spreco significa, per esempio, fare attenzione ai consumi domestici, usare un impianto di riscaldamento o un condizionatore con un minimo di precauzioni, accendere lavastoviglie e lavatrici armati di buon senso. Ma significa anche sfruttare la tecnologia che ci consentirebbe, attraverso un riciclo virtuoso dei rifiuti, di risolvere molti problemi energetici. In paesi dell’Unione, coma la Francia, l’Olanda, la Gran Bretagna e il Belgio, la spazzatura utilizzata per produrre energia va dal 30 al 60 per cento. In Germania sfiora il 70 per cento. In Italia invece siamo inchiodati attorno al 14 per cento, anche a causa di una raccolta differenziata sotto il 30 per cento. Basterebbe  veramente poco per modificare radicalmente questo scenario, a partire dai cestini dell’immondizia nelle nostre case. E basterebbe poco per dare un senso, con i nostri stili di vita, a un nuovo modello di sviluppo che altrimenti rischia di essere solo un’idea astratta e accademica.

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