Isfol, multa da 1 milione di euro per falsi cocopro

Il ministro del Lavoro multato per aver violato proprio le leggi sul lavoro. Questo evento surreale è accaduto all’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, di diretta emanazione del ministero guidato da Elsa Fornero. Nello specifico l’ente, che si occupa di ricerca e assistenza tecnica in ambito lavorativo, avrebbe sfruttato per anni […]

Il ministro del Lavoro multato per aver violato proprio le leggi sul lavoro. Questo evento surreale è accaduto all’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, di diretta emanazione del ministero guidato da Elsa Fornero.

Nello specifico l’ente, che si occupa di ricerca e assistenza tecnica in ambito lavorativo, avrebbe sfruttato per anni più di 200 lavoratori assunti con contratto di collaborazione a progetto e trattati invece come veri e propri dipendenti. Motivo per cui l’Inps ha condannato l’Istituto a pagare più di un milione di euro non solo per la regolarizzazione dei contributi da lavoro dipendente dei falsi collaboratori ma anche come multa per il mancato versamento.

Una situazione abbastanza assurda, per un ente che si occupa proprio di ricerca e assistenza sui temi della formazione, dell’istruzione e soprattutto del lavoro e dell’inclusione sociale e che monitora e notifica i dati sul lavoro precario e non. Come fa infatti l’Isfol a ricadere nelle malefatte che avrebbe il compito di denunciare?

In questo caso, i ricercatori e gli impiegati, entrati anni fa all’Isfol con il classico co.co.pro e con compiti relativi all’assistenza tecnica e scientifica per la gestione dei fondi sociali europei di fatto hanno continuato a lavorare invece tutti i giorni con orario fisso e postazione stabile proprio come se fossero dipendenti.

Già nel 2008 gli ispettori del lavoro mandati tra l’altro all’Isfol dallo stesso ministero avevano accertato questa situazione. Faida interna o pura casualità burocratica non sia sa. Fatto sta che gli ispettori, dopo un attento esame delle carte, avevano certificato la “mancata genuinità” di ben 210 contratti di collaborazione ripetuti negli anni. Nel verbale infatti si riporta che “dietro alle collaborazioni si sono celati veri e propri rapporti di lavoro subordinato”. Una situazione questa che si è cercato di ricucire con un concorso interno che ha trasformato molti co.co.pro in tempi determinati. Oggi però quel tempo determinato sta per scadere e i precari ultra decennali rischiano di ritrovarsi in mezzo a una strada.

A tutto questo si aggiunge poi il fatto che l’ente non ha un vertice dirigenziale ed è ormai commissariato da oltre un anno.

Una situazione di totale incertezza, in cui ad avere la peggio sono come sempre i lavoratori. Con l’aggravante di aver subito un torto niente di meno che da un ente pubblico che si occupa proprio di ricerche sul mondo occupazionale.

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