Il vento soffia sempre meno

I VENTI del pianeta stanno rallentando. E il fenomeno riguarda soprattutto l’emisfero settentrionale. Sono questi i risultati di una ricerca pubblicata su Nature Geoscience e realizzata da Robert Vautard della Université de Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, in Francia. La velocità delle masse d’aria, calcolata a livello del suolo, è diminuita del 10% nell’arco degli ultimi 30 anni. […]

I VENTI del pianeta stanno rallentando. E il fenomeno riguarda soprattutto l’emisfero settentrionale. Sono questi i risultati di una ricerca pubblicata su Nature Geoscience e realizzata da Robert Vautard della Université de Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines, in Francia. La velocità delle masse d’aria, calcolata a livello del suolo, è diminuita del 10% nell’arco degli ultimi 30 anni. Studi precedenti avevano già scoperto che negli Stati Uniti, Australia, Cina e in alcune zone d’Europa la forza dei movimenti delle masse d’aria era calata in prossimità della superficie, ma non avevano individuato le cause del fenomeno, anche se tra le ragioni principali venivano indicati i cambiamenti climatici.

I dati raccolti da Vautard dimostrerebbero che il 60% del fenomeno sia da imputare all’aumento della vegetazione dell’emisfero settentrionale. Spiega Vautard: "Siamo rimasti sorpresi nell’osservare un andamento molto chiaro su tutto l’emisfero nord dove il 73% delle stazioni dimostra un rallentamento compreso tra il 5 e il 15%. Tale rallentamento è più elevato dove maggiore è la vegetazione". L’effetto più marcato è senza dubbio in Europa e Asia. La ricerca dimostra anche che il fenomeno ha avuto inizio nel 1960. Oggi però lo scenario è più chiaro.

"L’origine principale del calo dei venti è da ricercare nell’aumento di una rigogliosa vegetazione. Una maggiore quantità di piante rende più "rugoso" il terreno e ciò assorbe una parte dell’energia del vento, rallentandolo". La rugosità del suolo è ampiamente utilizzata dai meteorologi nelle loro previsioni, ma fino ad oggi nessuno ipotizzava che avesse una tale rilevanza. Analizzando i dati di Vautard alcuni ricercatori ipotizzano che il rallentamento del vento potrebbe avere ricadute sulle potenzialità eoliche del nostro emisfero.

"In realtà sappiamo poco circa la distribuzione e le variazioni dei venti alla quota di rotazione delle pale, tuttavia i dati non sono sufficienti per affermare una ricaduta negativa sull’eolico. Per avere un impatto sulla produzione media annua di energia dall’eolico non deve cambiare solo la velocità media del vento, ma anche altre componenti", spiega il professor Corrado Ratto, esperto di eolico e fisico all’Università degli Studi di Genova. La ricerca di Vautard non è esente da critiche. Alcuni ricercatori ritengono per esempio che l’arco temporale preso in considerazione (30 anni) sia troppo breve; inoltre se fosse proprio la vegetazione ad essere una delle cause maggiori di tale rallentamento, in Asia l’aumento della vegetazione avrebbe dovuto contrarre la velocità dei venti almeno del 30 per cento. Risponde Vautard: "I nostri dati provengono da circa 10.000 stazioni meteorologiche di tutto il mondo e li consideriamo affidabili dal 1979 ad oggi".

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