l cielo si è preso la sua rivincita
sulla terra. E per farlo ha scelto un
paesino con il monumento ai caduti
in fondo al Corso, il bar in piazza
pieno di pensionati che giocano
a briscola e le strade vuote causa
emigrazione. Tocco da Casauria,
montagne d’A br uzzo, 2.700
abitanti. Vicino a questi ulivi venne scavato il
primo pozzo petrolifero d’Italia, era il 1863.
Centocinquanta anni dopo Tocco produce
tutta l’energia di cui ha bisogno con 4 mulini
a vento più qualche pannello solare qua e là.
Dal petrolio al vento: una rivincita del cielo
sulla terra che ha portato questa “ancient
italian town” addirittura sulla prima pagina
del New York Times. Un modello di sviluppo
sostenibile che ha reso famoso nel mondo un
paesino finora poco conosciuto persino nel
suo Abruzzo. Un miracolo?
ALL’USCITA DELLE GOLE DI POPOLI
Il sindaco Riziero Zaccagnini, 35 anni, lancia
sul sedile dell’auto la copia del giornale
americano che s’è fatto portare da Pescara:
«Abbiamo solo puntato sulle risorse locali».
Lo diceva stamattina la signora del bar di
fronte al municipio: «Tocco senza vento,
diavolo senza denti». Da quella parte c’è la
Majella, dall’altra il mare, là in fondo
l’imbuto delle Gole di Popoli: qui il
vento davvero non manca mai. E
infatti. Nel 1989 il paesino venne
scelto dall’Unione europea per le
prime sperimentazioni sull’energia
eolica. Furono installati due mulini
che all’epoca parevano modernissimi.
In realtà erano un disastro. Producevano
al massimo il 15% dell’energia necessaria ai
2.700 toccolani e soprattutto facevano un
gran rumore. I mulini arrivati su questa
collina nel 2007 sono tutta un’altra cosa.
Non hanno più una pala sola ma tre, quel
frastuono ritmico ha lasciato il posto a un
soffio continuo. «Dallo zum… zum… zum
siamo passati allo sssssssssssss», raccontano
i ragazzini all’uscita della scuola Filomusi
Guelfi, giurista locale. Ma soprattutto queste
torri da 60 metri che girano 24 ore al giorno
sono molto più efficienti. Non solo danno
energia a tutta la zona, comprese le aziende
più a valle, ma fanno pure guadagnare
il comune che prende una parte dei soldi
incassati dalla società che li ha costruiti, la
Fera, con la vendita dell’energia in eccesso.
Ed è qui che la green economy potrebbe
cominciare a piacere anche al meno
ecologista degli amministratori. In un anno
Tocco ha incassato così 170 mila euro, il 7 per
cento dell’intero bilancio comunale. Soldi
che sono serviti per assumere due spazzini
in più, per rimettere a posto la scuola
danneggiata dal terremoto dell’Aquila, che si
è fatto sentire anche qui, e per tenere
bassa la retta della mensa scolastica.
la scommessa del comunista
Il New York Times è rimasto sul vago ma la
persona che ha fatto tutto questo non è un
obamiano, bensì un comunista. Tornato da
Roma dopo gli studi (incompiuti) di filosofia,
il sindaco Zaccagnini è di Rifondazione. E
ormai ci ha preso gusto. Dalle pale eoliche
è passato ai pannelli solari, che ha fatto
mettere sul magazzino del cimitero. Spesa
totale 21 mila euro, ma tra sette anni il
comune inizierà a guadagnare mentre i
toccolani già lo fanno, visto che non pagano
più i 15 euro l’anno per la corrente del
lumino. Il bello è che il verbo si è diffuso in
paese: 13 famiglie i pannelli solari li hanno
messi sul tetto di casa loro. Nino La Gatta
ci ha coperto anche la stalla dove tiene 300
tra capre e pecore. Eccolo che arriva con
il gregge al seguito, sullo sfondo l’antico
tratturo che sale dall’abbazia di san Clemente
fino ai 2.000 metri di Campo imperatore.
Perché un pastore di 57 anni si dovrebbe
buttare sulle energie rinnovabili? «Perché
conviene. Prima, tra la stalla e i frigoriferi
per il formaggio, pagavo 400 euro di corrente
ogni due mesi. Adesso sono sceso a 150». Sul
piazzale della sua fattoria ha messo anche un
anemometro, vuole vedere se c’è abbastanza
vento per tirare su un mulino. Del resto lui
con l’energia ha sempre avuto a che fare:
per anni ha lavorato alla manutenzione dei
pozzi petroliferi in Libia, vicino a Bengasi.
Dopo che Gheddafi aveva cacciato per
l’ennesima volta tutti gli stranieri, La Gatta
era andato per qualche mese a Roma. Ma la
metropoli non faceva per lui ed è tornato tra
i monti d’Abruzzo a fare un formaggio che
sa veramente di pascolo. Come il sindaco, in
questo presepe della green economy anche
il pastore è andato fuori per capire cosa fare
nella sua terra. E infatti tra i paesani c’è chi li
guarda storto, chi li considera due pericolosi
marziani.
All’inizio a guardarli così era anche
Francesco Stromei, il professore. Proprio
qui si dice che Gabriele D’Annunzio vide una
ragazza fuggire da un gruppo di contadini
ubriachi, trovando l’ispirazione per la Figlia
di Jorio. Insegnante di lettere in pensione,
Stromei racconta l’aneddoto ancora prima
di salire in macchina. Poi ci accompagna
l’ambiente non ha sempre avuto vita facile?
A dieci chilometri da qui c’è la discarica
abusiva più grande d’Europa. Dietro questa
montagna gli stabilimenti chimici di Bussi
hanno prodotto al tempo di guerra l’iprite
e poi ogni genere di solventi fino a pochi
anni fa. Sotto terra hanno nascosto di tutto,
al processo in corso il comune di Tocco si è
costituito parte civile.
ma la politica va in crisi
Ma non solo di veleni si tratta. Qui c’è chi
storce il naso anche per il vicino parco
della Majella, che dovrebbe portare turisti
e sviluppo. Poco oltre le pale eoliche c’è una
piattaforma di decollo per il parapendio,
conosciuta dagli appassionati per la sua
vista sui canaloni della montagna madre
d’Abruzzo. Ma il parco ha deciso che non
possono volare più di quattro parapendii per
volta, altrimenti disturbano le aquile. «Come
facciamo noi a inventarci uno sviluppo per
la nostra terra, come facciamo a convincere i
giovani a restare qui?» si chiedeva il sindaco
all’inizio del suo mandato, tre anni fa. La
risposta l’ha trovata proprio nelle energie
pulite. Adesso sta studiando la costruzione
di un quinto mulino a vento gestito
direttamente dal comune che raccoglierebbe i
soldi dai cittadini con l’azionariato popolare.
E vorrebbe lanciare un piano di incentivi per
i pannolini lavabili, con l’obiettivo di ridurre
la quantità di rifiuti prodotti in paese. Lui li
ha sperimentati personalmente con la figlia
Maria Ivola ed ha calcolato un risparmio
totale di 2.000 euro. L’incentivo sarebbe di
300 euro a bambino, non è cifra da poco.
Ma il dividendo ambientale dei mulini a
vento consente di alzare lo sguardo verso
l’orizzonte. Sempre che la politica non ci si
metta di mezzo. Mulini a vento e pannelli
solari non c’entrano niente, ma pochi giorni
fa il sindaco si è dimesso. La sua è una
maggioranza strana, come spesso avviene
nei piccoli centri. E il sindaco comunista –
con un vice ex Udeur, il partito di Mastella
– ha perso l’appoggio di un consigliere del
Pdl e di un assessore socialista. Ancora non
si sa come andrà a finire ma anche a Tocco è
possibile che si vada al voto anticipato. ç
© RIPRODUZIONE RISERVATA
fino all’agriturismo che ha aperto qualche
anno fa appena fuori il paese. Dal piazzale
davanti a questo antico casale del ’600 i
mulini a vento si vedono bene. «Quando
chiamavano per prenotare non sapevo cosa
fare. Se dicevo che eravamo vicini alle pale
eoliche riattaccavano subito. Se non lo dicevo
si arrabbiavano quando arrivavano». Ma il
tempo, la moda dell’eolico, e i nuovi mulini
meno rumorosi hanno aiutato il professore:
«Adesso non mi faccio più problemi. Dico
subito che i mulini sono vicini. E questo rende
il soggiorno da noi ancora più naturale». È
proprio vero, qui a Tocco i mulini sembrano
far parte del paesaggio. Anche perché non
spiccano sul crinale della montagna, come
spesso si vede in giro, ma sono appoggiati
su un pendio coperto di ulivi. Un miracolo
anche questo.
Finora questo paese era conosciuto al
massimo per la Centerba, un micidiale
liquore verde da 72 gradi. Ma adesso se su
Google scrivi Tocco ti appare subito eolico
e poi New York Times , nemmeno fosse
Manhattan o Central Park. Chi l’avrebbe
detto in una terra come questa, dove
l’ambiente non ha sempre avuto vita facile?
A dieci chilometri da qui c’è la discarica
abusiva più grande d’Europa. Dietro questa
montagna gli stabilimenti chimici di Bussi
hanno prodotto al tempo di guerra l’iprite
e poi ogni genere di solventi fino a pochi
anni fa. Sotto terra hanno nascosto di tutto,
al processo in corso il comune di Tocco si è
costituito parte civile.
ma la politica va in crisi
Ma non solo di veleni si tratta. Qui c’è chi
storce il naso anche per il vicino parco
della Majella, che dovrebbe portare turisti
e sviluppo. Poco oltre le pale eoliche c’è una
piattaforma di decollo per il parapendio,
conosciuta dagli appassionati per la sua
vista sui canaloni della montagna madre
d’Abruzzo. Ma il parco ha deciso che non
possono volare più di quattro parapendii per
volta, altrimenti disturbano le aquile. «Come
facciamo noi a inventarci uno sviluppo per
la nostra terra, come facciamo a convincere i
giovani a restare qui?» si chiedeva il sindaco
all’inizio del suo mandato, tre anni fa. La
risposta l’ha trovata proprio nelle energie
pulite. Adesso sta studiando la costruzione
di un quinto mulino a vento gestito
direttamente dal comune che raccoglierebbe i
soldi dai cittadini con l’azionariato popolare.
E vorrebbe lanciare un piano di incentivi per
i pannolini lavabili, con l’obiettivo di ridurre
la quantità di rifiuti prodotti in paese. Lui li
ha sperimentati personalmente con la figlia
Maria Ivola ed ha calcolato un risparmio
totale di 2.000 euro. L’incentivo sarebbe di
300 euro a bambino, non è cifra da poco.
Ma il dividendo ambientale dei mulini a
vento consente di alzare lo sguardo verso
l’orizzonte. Sempre che la politica non ci si
metta di mezzo. Mulini a vento e pannelli
solari non c’entrano niente, ma pochi giorni
fa il sindaco si è dimesso. La sua è una
maggioranza strana, come spesso avviene
nei piccoli centri. E il sindaco comunista –
con un vice ex Udeur, il partito di Mastella
– ha perso l’appoggio di un consigliere del
Pdl e di un assessore socialista. Ancora non
si sa come andrà a finire ma anche a Tocco è
possibile che si vada al voto anticipato.