Il nuovo pannello solare? E’ uno spray trasparente

La frontiera delle ricerca nel campo delle energie rinnovabili appartiene di sicuro alla nebulizzazione, cioe’ pannelli solari “spray” applicabili su qualunque superficie. Una tecnica favoleggiata gia’ agli inizi del nuovo secolo, quella delle cellule solari che si spruzzano cioe’ come se fossero una lacca per capelli, che ricevette un forte impulso nel 2005 quando un […]

La frontiera delle ricerca nel campo delle energie rinnovabili appartiene di sicuro alla nebulizzazione, cioe’ pannelli solari “spray” applicabili su qualunque superficie. Una tecnica favoleggiata gia’ agli inizi del nuovo secolo, quella delle cellule solari che si spruzzano cioe’ come se fossero una lacca per capelli, che ricevette un forte impulso nel 2005 quando un gruppo di ricercatori dell’universita’ di Toronto in Canada annuncio’ d’essere riuscito a produrre una plastica nanomerica. Non solo era in grado di sfruttare gli infrarossi solari per sviluppare energia elettrica, ma che per le sue proprieta’ chimico-fisiche poteva essere anche spruzzata sulla superficie di un edificio, di una macchina e anche dei vetri di casa come se fosse stata una vernice tradizionale.

Dalle potenzialita’ produttive portentose – almeno a livello teorico – la plastica solare pensata dai ricercatori canadesi sarebbe stata in grado di produrre 5 volte piu’ energia elettrica di qualsiasi cellula solare che all’epoca era disponibile sul mercato. Sebbene al tempo i ricercatori avessero affermato che la nuova tecnologia era dietro l’angolo e avrebbe rivoluzionato il mercato del solare, fino ad oggi di applicazioni concrete e commercialmente appetibili non se ne sono ancora viste. La brillante idea dei ricercatori canadesi e’ rimasta quella che era: un’idea geniale che pero’ non ha mai superato lo stadio del prototipo.

Le cose pero’ adesso stanno per cambiare. E anche rapidamente. Una compagnia norvegese, la EnSol, ha infatti appena annunciato che entro il 2016 mettera’ in commercio una pellicola solare spruzzabile che potra’ essere usata per dipingere qualsiasi superficie. Da quelle dei muri casalinghi, a quelle degli autoveicoli, agli steccati e anche i vetri delle finestre, in questo caso senza impedire il passaggio della luce.

A differenza della tecnologia annunciata nel 2005 dall’universita’ canadese, quella della EnSol, grazie ad un nuovo metodo per la sua applicazione che sfrutta un processo simile a quello della parete fredda – quello che porta per esempio alla condensazione del vapore acqueo sulle finestre d’una macchina durante una giornata rigida – presenta dei grandi vantaggi pratici rispetto a tutte le altre soluzioni ipotizzate fino ad ora e si presta egregiamente all’applicazione sul vetro.

“Uno dei maggiori pregi della pellicola che si riesce a produrre con questo metodo e’ che la si puo’ applicare senza nessuna difficolta’ a qualsiasi superficie trasparente, anche alle finestre di casa, senza comprometterne le capacita’ intrinseche di far passare la luce, ad esempio”, ha affermato Chris Binns, professore di nanotecnologia nel dipartimento di fisica e astronomia all’universita’ di Liecester. Binns sta aiutando la EnSol a sviluppare un modello commerciabile della nanosostanza solare. “Ovviamente per produrre energia elettrica una parte della luce deve essere assorbita, diciamo un 8-10 per cento. Se lo si usa sulla finestre non si perde tanto, perche’ e’ come se ci fossero dei vetri affumicati. Quando la si applica alle pareti esterne di un edificio, e anche sui tetti, puo’ essere usata come una vernice vera e propria, raggiungendo spessori piu’ grandi che sono cosi’ in grado di produrre una maggiore quantita’ di energia”. Alla EnSol sostengono che i loro pannelli spray sono in grado di convertire in energia elettrica oltre il 20 per cento dell’energia solare che assorbono.

Ma l’azienda norvegese non e’ l’unica a muoversi nelle atmosfere rarefatte della nanotecnologia solare. A farle compagnia ci sono anche cinesi e statunitensi. La prima, la CinHua, ha sviluppato un pannello solare che puo’ essere usato per sostituire le finestre di un edificio. Usando le finistre prodotte da loro (che sebbene siano state presentate dal sito online Engadget all’inizio dell’anno sono ancora allo stato di prototipo), l’Empire State Building di New York (che di finestre ne possiede ben 6500) potrebbe produrre ogni giorno 13 kilowatt di energia elettrica.

Sul versante statunitense si distingue invece la New Energy Technologies che, in collaborazione con l’universita’ della Florida meridionale, ha prodotto una vernice fotoreattiva – la SolarWindow – che puo’ essere pure lei applicata ai vetri di una finestra e sulla cui tecnologia mantiene un riserbo strettissimo. Secondo la ditta americana, una finestra-pannello solare prodotta con il suo metodo ha un rendimento di 300 volte superiore a quello di un “pannello” tradizionale. Inoltre, a differenza delle vernici solari proposte dai suoi concorrenti, quella della New Energy Technology non solo puo’ essere applicata a temperatura ambiente come si farebbe con qualsiasi vernice, ma riesce a produrre energia elettrica sia con la luce naturale che con quella artificiale.

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