Il medioevo che ci attende

Sono le classi dirigenti ad alimentare l’incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. Nel suo ultimo libro leconomista francese fornisce alcune ricette contro la crisi. L’impossibilita’ dell’Occidente di mantenere questo tenore di vita senza indebitarsi. Dovremo adattarci alla mancanza di solidarietà e alla necessità di cavarcela da soli. Intervista a Jacques Attali. Dopo la crisi, […]

Sono le classi dirigenti ad alimentare l’incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. Nel suo ultimo libro leconomista francese fornisce alcune ricette contro la crisi. L’impossibilita’ dell’Occidente di mantenere questo tenore di vita senza indebitarsi. Dovremo adattarci alla mancanza di solidarietà e alla necessità di cavarcela da soli.

Intervista a Jacques Attali.

Dopo la crisi, le crisi. Nel prossimo decennio il mondo attraversera’ cambiamenti radicali, solo in parte collegati allattuale situazione finanziaria. Ciascuno di noi sara’ minacciato e dovra’ trovare gli strumenti per salvarsi. Nel suo ultimo libro (Sopravvivere alle crisi, Fazi Editore), Jacques Attali profetizza un mondo sempre piu’ precario e ostile, nel quale le classi dirigenti sono incapaci di pensare nel lungo periodo e anzi alimentano lincertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. Dovremo abituarci a cavarcela da soli, come le avanguardie del passato spiega leconomista, ex consigliere di Franois Mitterrand e primo presidente della Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Attali e’ uno degli intellettuali francesi piu’ eclettici, capace di pubblicare opere su Karl Marx o sullamore, ed e’ uno scrittore seriale. Si vanta di avere decine di libri gia’ pronti nel cassetto, firma rubriche su molti giornali, colleziona consulenze e si occupa di Planet Finance, una Ong specializzata in progetti di microcredito. Instancabile, sempre di corsa. Come il mondo che prefigura.

Quali altre crisi ci aspettano?

La crisi finanziaria del 2008 non e’ affatto terminata, nonostante i proclami trionfanti di qualche politico e banchiere. Quelli che gli anglosassoni definiscono “germogli” di ripresa sono, a mio avviso, soltanto segnali passeggeri. Molte banche continuano a essere insolventi, i prodotti speculativi piu’ rischiosi si accumulano come e piu’ di prima, i disavanzi pubblici sono ormai fuori controllo, il livello della produzione e il valore dei patrimoni restano in grandissima parte inferiori a quelli precedenti la crisi. La causa piu’ profonda di questa crisi e’ limpossibilita’ per lOccidente di mantenere il suo tenore di vita senza indebitarsi: su questo non e’ stata avviata unadeguata riflessione.

Il peggio deve ancora venire?

Nel 2020 la popolazione mondiale passera’ da 7 a 8 miliardi e la classe media mondiale rappresentera’ circa la meta’ degli individui che vorranno allinearsi al modello occidentale. Questo comportera’ nuovi punti di criticita’ a livello ecologico. Nello stesso periodo assisteremo a progressi scientifici considerevoli, come le nanotecnologie, le neuroscienze, le biotecnologie. Ogni nuova scoperta scatenera’ problemi etici e di possibili utilizzi secondari per scopi criminali o militari.

Tornando all’economia, dove finisce il tunnel?

La congiuntura economica ci riservera’ altre brutte sorprese. Personalmente, temo il ritorno delliperinflazione scatenata allenorme liquidita’ creata dalle Banche centrali, la possibile esplosione della “bolla cinese” per colpa degli eccessivi crediti concessi e della sovraccapacita’ produttiva della Repubblica Popolare. Il sistema pubblico della sanita’ e dellistruzione, per come labbiamo conosciuto finora, diventera’ insostenibile per gli Stati. Il nostro stile di vita, sempre piu’ precario e meno solidale. Chi vorra’ sopravvivere dovra’ accettare il fatto di non doversi piu’ attendere nulla da nessuno. Andiamo verso un mondo che assomiglia al Medioevo.

Non le sembra esagerato parlare di un ritorno al passato remoto?

Come nel Quattrocento, il potere sara’ concentrato in alcune citta’ e alcune corporazioni. Gia’ oggi 40 citta’-regioni producono due terzi della ricchezza del mondo e sono il luogo dove si realizza il 90 per cento delle innovazioni. In mancanza di una vera organizzazione globale, si diffonderanno epidemie e catastrofi naturali climatiche ed ecologiche. Ci saranno sempre piu’ zone “fuori controllo”, dove imperverseranno organizzazioni criminali e bande armate. I ricchi dovranno rifugiarsi in moderne fortezze.

E tutto questo sarebbe dovuto anche allincapacita’ delle classi dirigenti e al fallimento del sistema di governance mondiale?

Di fronte a una crisi, qualunque essa sia, la maggioranza degli individui comincia con il negare la realta’. Purtroppo questo meccanismo si applica perfettamente anche alle imprese e alle nazioni. Finora i governi hanno adottato una strategia che fa finanziare dai futuri contribuenti gli errori dei banchieri di ieri e i bonus di quelli di oggi.

Lei ha presieduto la Commissione per la liberazione della crescita voluta dal governo Sarkozy, ma le riforme che aveva proposto sono state disattese. Anche nel caso della Francia manca il coraggio di preparare il futuro?

Quello che piu’ mi colpisce e’ che molti potenti vorrebbero tornare rapidamente al vecchio ordine, anche se e’ quello che ha scatenato la crisi finanziaria. Nellattuale modello economico limpresa e’ passata al servizio del capitale, a sua volta manipolato dalle leggi della Borsa. Le cose stanno cosi’ dal 1975, data dellinvenzione delle stock-options negli Stati Uniti.

Non e’ una visione troppo apocalittica?

Non bisogna farsi prendere ne’ dallottimismo ne’ dal pessimismo. Negli ultimi 650 milioni di anni, la vita e’ praticamente scomparsa sette volte dalla superficie della Terra. Oggi rischiamo che succeda unaltra volta. Ma qualsiasi minaccia e’ anche unopportunita’. Quando si arriva a un punto di rottura siamo costretti a riconsiderare il nostro posto nel mondo e a cercare unetica dei comportamenti completamente nuova. Sopravvivera’ di noi solo chi avra’ fiducia in se stesso, chi non si rassegnera’. Ho affrontato parecchie crisi. E per questo ho pensato anche di raccogliere le mie lezioni di sopravvivenza.

Lei suggerisce il dono dellubiquita’: cosa significa?

I miei principi sono sette, da attuare nellordine. Innanzitutto bisogna partire dal rispetto di se’, e quindi prendere consapevolezza della propria persona, e dallintensita’, ovvero vivere pienamente sapendo proiettarsi nel lungo periodo. Ci sono poi lempatia, indispensabile per capire gli altri, avversari o potenziali alleati, la resilienza che ci permette di costruire le nostre difese e la creativita’ per trasformare le minacce e gli attacchi in opportunita’. Se questi cinque principi non funzionano bisogna cambiare radicalmente, coltivando lambiguita’ o persino lubiquita’, imparando a essere mobili nella propria identita’.

Ci lascia insomma un po di speranza?

Lultima lezione riguarda il pensiero rivoluzionario. In condizioni estreme, bisogna osare fino anche a violare le regole del gioco. Nessun organismo puo’ sopravvivere senza operare una rivoluzione al suo interno. Ma tutto dovra’ sempre partire dallindividuo. Come diceva Mahatma Gandhi: “Siate voi stessi il cambiamento che volete realizzare nel mondo”.

Ha appena pubblicato il primo “iperlibro”, un volume cartaceo integrato da contributi audio e video. questo il futuro della lettura?

Non credo alla morte dei libri tradizionali. Ma e’ evidente che i giovani crescono imparando a leggere su uno schermo. Per loro sara’ normale sfogliare una tavoletta elettronica come noi sfogliamo un libro. Anche quella delleditoria e’ una crisi che si supera solo con il cambiamento.

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