Il fotovoltaico è una risorsa, non un problema

Il 2011 per il nostro Paese è stato un anno denso di accadimenti, da un punto di vista politico ed economico, tanti dei quali hanno influenzato non poco gli equilibri del mondo delle rinnovabili e provocato caos tra i soggetti coinvolti a vario titolo nel settore, con conseguenti ripercussioni su tutte le tecnologie e in […]

Il 2011 per il nostro Paese è stato un anno denso di accadimenti, da un punto di vista politico ed economico, tanti dei quali hanno influenzato non poco gli equilibri del mondo delle rinnovabili e provocato caos tra i soggetti coinvolti a vario titolo nel settore, con conseguenti ripercussioni su tutte le tecnologie e in particolare sul fotovoltaico. Le vicende sono note, se ne è sentito parlare per mesi, ma l’anno in corso sta ormai per finire e adesso è tempo di fare un resoconto per capire cosa ci aspetta e come è meglio muoversi. Quale sia il ruolo del fotovoltaico nel contesto energetico italiano e come si siano riposizionati gli attori coinvolti, alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, ha cercato di spiegarlo il convegno che c’è stato questa mattina, presso la sede del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), organizzato da Holding Fotovoltaica S.p.A. (Hfv), un’azienda del settore a forte vocazione industriale che aspira a diventare un primario operatore indipendente dell’energia solare in Italia, al cui Presidente, Giuseppe Noviello, è spettato fare gli onori di casa. Nel tentativo di fare il punto della situazione, il GSE ha informato, grazie all’intervento del Direttore Operativo Gerardo Montanino, che al 31 ottobre 2011, nemmeno un mese fa, la potenza installata ammontava a 11.213 MW, per un totale di 291.238 impianti realizzati su tutto il territorio nazionale. Montanino fa sapere che già in data odierna sono stati superati i 300.000 impianti installati e che, entro la fine del 2011, è ragionevole stimare 12.500 MW per un totale di 320.000 impianti. Numeri non da poco, se si considerano le vicissitudini a cui è stato sottoposto il settore, e che lasciano ben sperare in un’ascesa progressiva. Basti pensare alla mole delle richieste pervenute al GSE negli ultimi mesi: “Il numero medio mensile delle domande – ha detto Montanino – è passato da 3.000, nel 2010, a 18.000 nel 2011”. In un comunicato stampa che il Gestore ha diffuso ieri, si parla di ben 25.000 domande arrivate nel solo mese di giugno. Inevitabile il rallentamento dei tempi di analisi, dovuto non solo all’enorme quantità di pratiche, ma anche – si legge nel comunicato – alle incertezze normative introdotte dal decreto 5 maggio 2011, come quelle relative al premio del 10% per gli impianti che utilizzano componenti realizzati nella UE che, in molti casi, hanno determinato, da parte degli operatori, l’invio di richieste incomplete e successive domande di integrazione da parte del GSE. Per questo, consapevole del disagio arrecato agli operatori e della complessità che si è trovato a fronteggiare, il Gestore ha messo in atto tutta una serie di provvedimenti, adeguando i sistemi informatici e potenziando le risorse, per cui da gennaio 2012 sarà di nuovo nelle condizioni di rispettare il termine dei 120 giorni previsto dalla normativa per la valutazione delle richieste e l’erogazione della tariffa incentivante.
Come a dire, c’è voluto un po’ di tempo per far quadrare i conti, ma adesso sembra che la rete dei soggetti coinvolti e le procedure con le quali essi si interfacciano siano decisamente più strutturate. Gioverebbe non poco, poi, non solo guardare alle rinnovabili come una risorsa su cui puntare, e non un problema da risolvere, ma anche confrontarci con quella che è la realtà degli altri Paesi, che potrebbe aiutarci a trovare nuove prospettive.
A questo proposito è stato chiamato in causa Roberto Vigotti, che oltre a essere il Vice Presidente di ISES ITALIA, vanta anche un ricco curriculum di esperienze in organizzazioni internazionali, come la IEA e l’OME. Vigotti ha iniziato la prima parte del suo intervento guardando con occhio critico all’associazionismo solare italiano. “Nel nostro Paese – ha detto – ci sono almeno 5 associazioni che si occupano di fotovoltaico e si fanno la guerra come i Guelfi e i Ghibellini. All’estero non è così: c’è una sola realtà coalizzata, che si interfaccia direttamente con gli organi governativi”. Viene facile immaginare quanto possa essere più semplice il dialogo tra i soggetti che ruotano intorno al settore. Sta di fatto che, a livello internazionale, le rinnovabili hanno ormai una loro dignità. La stessa International Energy Agency IEA), nata intorno a gas, petrolio e carbone, ha riconosciuto nelle FER la IV gamba su cui si sorreggerà il futuro panorama energetico mondiale. Ma quello che manca, a detta di Vigotti, è un approccio globale alla materia che di sicuro renderebbe le cose nettamente più efficienti ed efficaci. “Le rinnovabili – ha detto Vigotti – sono come i bambini: quando sono piccoli è concesso loro tutto, quando poi iniziano a crescere devono imparare a sedere a tavola come gli adulti”. Se si pensa che il fotovoltaico, nel 2010, è stata la seconda fonte solo dopo il gas, ci rendiamo conto di quanto sia prioritario oggi iniziare a definire delle regole precise che possano rendere stabile il settore e quindi consolidarlo.
Dall’affresco mondiale, dunque, il convegno si è calato nuovamente sul contesto nazionale, per andare a vedere quali sono i benefici che questa fonte di energia rinnovabile apporta al sistema Paese e quali trend possiamo aspettarci per il futuro. La parola è passata al Prof. Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys, il quale, illustrando i dati emersi dall’IREX Monitor, ha spiegato come il fotovoltaico crei valore per il nostro Paese. L’aumento degli investitori mappato dall’IREX Monitor (99 operazioni/investimenti, per un totale di 2,8 miliardi di euro e 950 MW nei primi 9 mesi del 2011) è uno scenario perfettamente in linea con un settore, come quello del fotovoltaico, che si sta consolidando. C’è da dire che molti operatori stanno cambiando strategie e ripensando i business model e tante imprese stanno iniziando a investire all’estero, un po’ per ridurre il rischio Paese e un po’ per lanciarsi in mercati in crescita; inoltre è ancora critico l’accesso al credito e il raggiungimento della Grid Parity nel 2013 potrebbe cambiare le dinamiche future. Ma i benefici sono tanti. Secondo quanto sostenuto da Marangoni, “un aumento dell’occupazione, una riduzione delle emissioni e del fuel risk e tutta una serie di benefici indotti, porteranno da qui al 2020 a un saldo positivo di 9.500 miliardi di euro”.

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