Un piccolo fossato demaniale, di appena meno di due metri quadrati, può fare saltare un investimento di decine di milioni di euro con nuovi posti di lavoro. Accade anche questo nella trappola degli sprechi della burocrazia italiana che taglia le gambe alle aziende e impedisce anche banali interventi di ripristino.
Siamo a Carmignano del Brenta, in provincia di Padova, dove la società Cartotecnica Postumia è in forte espansione e ha bisogno di nuovi spazi per aprire un altro capannone industriale. Tutto sembra semplice e chiaro, fino a quando si scopre che un piccolo fossato di meno di due metri quadrati taglia in due il terreno dove dovrebbe sorgere lo stabilimento e dunque bisogna spostarlo. Il costo dell’operazione è molto basso, appena cinquemila euro, e l’azienda si dichiara pronta ad affrontarlo in prima persona, senza contributi pubblici. Può pagare il conto, ma non può saltare l’ostacolo della burocrazia.
Servono permessi, firme e autorizzazioni. La Cartotecnica avvia la pratica, pensando che tutto possa risolversi in poche settimane. Ma si sbaglia. La pratica prende il largo tra i vari uffici competenti, resta a lungo sospesa, fino a quando i dirigenti della società decidono il clamoroso passo indietro. Niente nuova fabbrica, niente investimento, e niente nuovi posti di lavoro. Tutto perchè non è stato possibile spostare un piccolo fossato, che si è trasformato in una trappola-simbolo dell’Italia prigioniera della burocrazia.