I tartassati: negli ultimi sei mesi abbiamo lavorato per pagare le tasse

Dal 4 giugno gli italiani non lavorano più per il fisco. Non che i contribuenti non fossero consapevoli dell’elevata pressione fiscale, ma se a dirlo è la Cgia di Mestre, snocciolando numeri e cifre nero su bianco l’effetto è sicuramente diverso. E non è rassicurante. «Oggi è l’ultimo giorno dell’anno che lavoriamo per il fisco, […]

Dal 4 giugno gli italiani non lavorano più per il fisco. Non che i contribuenti non fossero consapevoli dell’elevata pressione fiscale, ma se a dirlo è la Cgia di Mestre, snocciolando numeri e cifre nero su bianco l’effetto è sicuramente diverso. E non è rassicurante.
«Oggi è l’ultimo giorno dell’anno che lavoriamo per il fisco, da domani scocca il giorno di liberazione fiscale», ha dichiarato il Segretario Giuseppe Bortolussi, che ha calcolato il giorno in cui il lavoratore «smette» di pagare tasse e contributi allo Stato. Nel 2011, il ‘tax freedom day’ arriva appunto il 5 giugno.
40 GIORNI IN PIÙ RISPETTO AL 1980. «Anche quest’anno, così come era successo nel 2010», ha continuato Bortolussi, «si sono resi necessari 155 giorni di lavoro, ben 40 giorni in più rispetto al dato registrato nel 1980», quando ne erano bastati 115.
Da allora è stato tutto un aumento: 126 giorni nel 1985, 150 un decennio dopo, 152 nel 2000. Unico dato in discesa, seppur di poco, resta quello del 2005, quando ci sono voluti 147 giorni. 
Per arrivare a stabilire il giorno della liberazione fiscale, l’Ufficio studi della Cgia ha preso in esame il dato di previsione del Prodotto interno lordo (Pil) nazionale e lo ha suddiviso per i 365 giorni dell’anno, ottenendo così un dato medio giornaliero. Dopodiché, ha considerato il gettito di imposte, tasse e contributi che verseremo allo Stato, e lo ha diviso per il Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha portato all’individuazione del 5 giugno come data a partire dalla quale gli italiani lavoreranno per sé e non più per il fisco.

Prelievo fiscale fino al 51-52% 

«Lavorare sino al 4 giugno per lo Stato», ha rilevato Bortolussi, «ci dà l’idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Ormai sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale che arriva a toccare il 51-52%, un carico che non ha eguali in Europa. Solo la Svezia e la Danimarca hanno un livello di tassazione superiore al nostro». «Con meno spesa pubblica possiamo ridurre anche le tasse»,  ha concluso il Segretario. «Ma questo risultato lo otterremo, molto probabilmente, con l’applicazione del federalismo fiscale. Per il nostro Paese rappresenta un’occasione storica per uscire da questa situazione. Le esperienze europee ci dicono che gli Stati federali hanno una spesa pubblica minore con una qualità dei servizi migliore».
QUELLI CHE ASPETTANO. È pure vero che per gli evasori e gli elusori – che non sono pochi visto che nel 2010 non sono stati dichiarati circa 2 mila euro per contribuente – il ‘tax free day’ arriva quando decidono loro. O, detto altrimenti, è tutti i giorni.
Per i lavoratori dipendenti, invece, il limite è legato a quanto si guadagna: più euro si hanno in busta e più tardi si è ‘liberati’. E questo perché le imposte sulle persone fisiche sono progressive, in base al principio che chi più guadagna più dovrebbe contribuire al bene comune e quindi pagare più tasse.
Sempre secondo una studio della Cgia per il Corriere della Sera il quadro che quadagna intorno ai 46 mila euro lordi festeggerà il 24 giugno mentre chi guadagna attorno ai 23 mila euro festeggia il 6 maggio. Ma naturalmente chi ha figli e moglie a carico festeggia prima. Il gap fra dipendenti e la media nazionale è costante nel tempo. Infatti se nel 1990 un dipendente festeggiava in media al 7 giugno, la media nazionale dei contribuenti festeggiava 18 giorni prima, il 20 maggio.

 

 

 

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