Il presidente di Atm, Elio Catania, assicura bilanci rosei e tagli agli sprechi, sotto la sua gestione. Lo dice sapendo di essere nella lista dei manager sotto esame. Ora che la nuova giunta ha puntato la lente sulle società partecipate mal governate, Elio Catania sa di dover preparare risposte ai possibili (prevedibili) rilievi. Ma ostenta tranquillità. Evidentemente, per lui non è un problema che l’Atm paghi un posto auto nel garage vicino all’abitazione del suo autista personale: 67 anni, qualifica di funzionario, l’uomo deve essere a disposizione del suo principale a qualsiasi ora, pronto a prelevarlo con la Peugeot grigio metallizzata in uso esclusivo del presidente.
I benefit. Cosa si intende, allora, per sprechi? Ecco alcuni esempi: casa gratis in centro per due anni per i dirigenti (ma anche per alcuni consulenti) che arrivano da fuori Milano (non pochi, visti gli innesti da Fs e Ibm di questi anni); copertura del leasing della Jaguar di Francesco Tofoni (uomo di Ignazio La Russa, tra i probiviri del Pdl, a capo del settore Servizi diversificati e componente del cda di Atm), che preferisce far guidare al suo autista personale quest’auto invece di quella aziendale, di solito Audi o Passat che spesso vengono “girate” dai dirigenti alle mogli. Tanto loro possono chiamare le macchine di servizio guidate dagli autisti; o, ancora, il rimborso fino a 150 euro al mese di gasolio (sempre per i dirigenti), o il checkup sanitario gratuito per dirigenti e consulenti.
Il presidente. Due anni fa Catania riuscì ad “aggirare” le restrizioni imposte dalla Corte dei coni facendosi nominare “group ceo” delle 11 società della galassia Atm, quindi sommando le poltrone di presidente e amministratore delegato: totale ufficioso, quasi 450mila euro annui (mai smentiti, anche se lui ammette “solo” 366mila euro, tralasciando la parte variabile di stipendio). A questo si aggiungono le poltrone nei cda di Telecom (remunerazione base 110mila euro annui, più altri 100mila per tre poltrone nei comitati) e Intesa San Paolo (150mila euro all’anno), qualche carica accessoria e una pensione Inps da 12.276 euro netti al mese. «Il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi, ha deciso di autoridursi lo stipendio — ragiona Roberto Rossi, segretario generale della Fit Cisl di Milano — Ecco, vorremmo che, prima di chiedere sacrifici ai milanesi, si facesse un serio risanamento in aziende come l’Atm, riducendo spese e sprechi».
I doppi incarichi. Nella selva dei cda di Atm le coincidenze sono tante. Per esempio: Giuseppe Frattini, componente del cda della holding, ha ricevuto anche un incarico di consulenza del progetto “Alta sorveglianza sede di via Monte Rosa” (150mila euro) e, da Mm, un’altra consulenza come collaudatore del prolungamento della linea M3. Dario Cassinelli, altro componente del cda (in quota Udc), è anche ad di Postecom spa: sarà un caso, ma a Postepay è stata affidata (senza gara) la gestione delle ricariche degli abbonamenti di Atm. Tofoni, si è detto, siede nel cda della holding ma è anche dirigente di Atm servizi: un bel caso di controllore e controllato. Era nel cda di Atm servizi anche l’ex deputato forzista Alberto Di Luca, ora assunto come dirigente della rete commerciale (stipendio che sfiora i 300mila euro annui, Golf Gti come benefit). Di Luca ha poltrone in diversi cda e anche la pensione da deputato, circa 6.500 euro al mese.
“Riparazione” per la mancata conferma nel cda della holding, l’anno scorso, per il 68enne Luciano Valaguzza, passato nel board di Atm servizi, assieme al larussiano Fulvio Caradonna, l’ex assessore comasco che ha nel curriculum anche una condanna per esercizio abusivo della professione medica. «Il Comune ha tagliato le auto agli assessori: sarebbe l’esempio migliore se anche in Atm i dirigenti rinunciassero alle auto aziendali e usassero i mezzi pubblici», propone il consigliere comunale pd Carlo Monguzzi. Che chiede «trasparenza nei bilanci, negli organigrammi e negli stipendi di Atm e delle sue controllate».
Le elezioni. Dicono in Atm che, per fortuna, il sindaco non si elegge ogni anno. Per mesi, infatti, l’azienda è stata in prima linea nella campagna elettorale di Letizia Moratti, con tessere gratuite inviate ai milanesi, o con il capo della divisione Marketing e comunicazione Marco Pavanello (che ha anche una poltrona nel cda di Atm servizi) prestato come spin doctor alla Moratti (pur restando in servizio presso Atm). Stipendio pagato da Atm per fare da consulente alla Moratti anche per Roberto Poletti, giornalista assunto come consulente per 160mila euro l’anno. Un contratto che dopo le elezioni non è stato più rinnovato.