I privilegi dei consiglieri di Trento e Bolzano

In Trentino-Alto Adige volano gli stracci. Motivo del contendere? I costi della politica. Avviso ai naviganti: la polemica fra trentini e altoatesini o tirolesi che dir si voglia corre sotto traccia da tempi immemori. Una competizione naturale che si può inscrivere nel filone di due grandi tradizioni culturali e linguistiche, quella italiana e tedesca, che […]

In Trentino-Alto Adige volano gli stracci. Motivo del contendere? I costi della politica. Avviso ai naviganti: la polemica fra trentini e altoatesini o tirolesi che dir si voglia corre sotto traccia da tempi immemori. Una competizione naturale che si può inscrivere nel filone di due grandi tradizioni culturali e linguistiche, quella italiana e tedesca, che in Trentino-Alto Adige convivono – e qualche volta inevitabilmente confliggono. Il famoso "pacchetto" del 1972 perfeziona lo storico accordo De Gasperi-Gruber del 1946 è istituisce le province autonome di Trento e Bolzano, praticamente due Province-Stato con poteri amplissimi.

Prima domanda: ma che funzione svolge allora la regione Trentino-Alto Adige (13,3 milioni di costo annuo e 175 dipendenti) se l’accordo del 1972 la svuota quasi completamente di tutti i poteri? Una domanda posta ripetutamente al leader trentino (Lorenzo Dellai, l’inventore della Margherita) e Luis Durnwalder, presidente della provincia di Bolzano, e inossidabile padre-padrone della Svp, il partito di raccolta dei tirolesi che governa ininterrottamente la Provincia di Bolzano dalla data della sua fondazione. Risposta: la Regione ha il potere di gestire se stessa, il suo personale, il servizio antincendi e l’aggiornamento dei libri fondiari.

Ma la Regione, ti dicono sottovoce a Trento, è soprattutto il luogo in cui trova la legittimazione politica e costituzionale l’aggancio dei trentini a un’autonomia amplissima che secondo lombardi e veneti, gli invidiosi confinanti che aspirano alla stessa autonomia, avrebbe senso esclusivamente per l’Alto Adige. Dellai e Durnwalder lo sanno. E per rafforzare il legame delle regioni alpine hanno costituito l’Euregio, in altre parole l’alleanza a tre fra trentini, altoatesini e tirolesi del Nord, quelli di Innsbruck. Il messaggio è chiaro: noi siamo la regione alpina, guai a chi ci tocca.

Sui costi della politica, invece, ripetono che i consiglieri regionali coincidono con quelli provinciali e, dunque, non avrebbero diritto a nessuna retribuzione né diaria aggiuntiva. Pure i presidenti della Regione sono gli stessi delle Province. Dellai e Durnwalder si alternano: due anni e mezzo il primo, l’altra metà il secondo. I costi di funzionamento restano, però. Basterebbe una modifica della Costituzione, ma il Parlamento italiano è preso da ben altre beghe e problemi. Potrebbe finire qui, se non fosse stato lo stesso Durnwalder (ormai famoso per avere un reddito lordo di 340mila euro l’anno, al di sopra di quello del presidente degli Stati Uniti) a riaccendere la miccia e criticare il presidente Dellai con un’accusa che va diritta al cuore del problema: «Zitti voi politici trentini, che costate il doppio di quelli altoatesini». I trentini, regolamento alla mano, hanno risposto che da loro, a differenza che a Bolzano, esiste l’incompatibilità tra assessore e consigliere. Se un consigliere viene nominato assessore si dimette e al suo posto viene ripescato il primo dei non eletti: un altro stipendio in più, insomma. Durnwalder, da parte sua si è messo a posto snocciolando un po’ di numeri: «La provincia di Bolzano ha il Pil procapite più alto d’Italia (34.400 euro) e il tasso più basso di disoccupazione (2,6%). Cosa volete che incidano i 2,6 milioni per il funzionamento della Provincia autonoma, meno di quanto spendiamo per i musei? Potremmo dargli una sforbiciata del 10%. Ma con 260mila euro non salveremmo i conti dello Stato italiano».

Ecco allora il punto: quanto guadagna un consigliere provinciale delle virtuose Trento o Bolzano? I conti in tasca li ha fatti il quotidiano "Il Trentino", che da mesi attacca a testa bassa sui costi della politica. Settemila e trecento più 1.800 euro netti per l’attività politica, metà pagati dai consigli regionali e l’altra metà dal consiglio regionale (dunque, piccola bugia, non è vero che l’attività regionale non pesa sui bilanci regionali). Fanno 9.100 euro netti. Ma non è finita. Le province di Trento e Bolzano (35 consiglieri ciascuno) devono essere territori sterminati se prevedono un rimborso di 0,33 euro al chilometro fino a 8mila chilometri l’anno (pagato dalla Regione); altri 6mila chilometri rimborsati dalla Provincia.

Siamo a 10mila netti. Ma parliamo di deputati semplici. Poi ci sono le indennità di carica: presidente (50% in più), vicepresidente (25%), segretario questore (12,5%). Dai e dai queste ulteriori indennità sono state tagliate del 10%. Bruno Dorigatti, presidente della Giunta provinciale trentina, si è autoridotto di mille euro la sua indennità mensile («l’unica voce sulla quale ho possibilità di intervento discrezionale», ha precisato). Un gesto simbolico, o poco più. In parallelo, ma già nel 2009, il consiglio regionale ha deciso di tagliare del 21% indennità, diari e vitalizi. Quisquilie, direbbe il principe de Curtis. Nessuno di loro, con i tempi che corrono, ha avuto però il coraggio e la spudoratezza di rispondere come Luis Durnwalder, il padre padrone della Svp: «Io il politico più pagato? Me lo merito».

 

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