Abbiamo avuto modo di approfondire un po’ il funzionamento dei navigatori gps "live", quelli connessi alla rete che costituiscono al momento il top di gamma della categoria e la risposta alla trasformazione delle mappe in "commodity", offerte (più o meno) gratis da produttori di telefoni (Nokia) o di os (Google) e ora pure dagli operatori (Vodafone). Personalmente, vivendo in una delle zone più trafficate d’Europa, e pur limitando al minimo indispensabile l’uso dell’auto, sono piuttosto ossessionato dal traffico. Qualunque "diavoleria" elettronica aiuti a minimizzare non dico il traffico (quello è un’utopia), ma per lo meno lo stress del traffico, è ben accetto. E la precisione del servizio di infotraffico "connesso" mi ha sorpreso positivamente durante la prova di un prodotto (TomTom) alcuni mesi fa. Al punto che, appena ho potuto, ho cercato di capire qual è l’infrastruttura tecnologica che sta dietro. A seguire il pezzo uscito sabato sul Corriere, con un video girato ad Amsterdam nel quartier generale di TomTom, ovvero l’azienda che ha investito di più sul servizio di infotraffico. Ma Gps "connessi" sono offerti anche da concorrenti quali Garmin e Navigon.
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«Segue le indicazioni del navigatore Gps e finisce in un lago artificiale» . È solo
uno dei titoli di giornale che negli ultimi anni hanno raccontato le disavventure di automobilisti alle prese con la «stupidità» dei loro Gps. Ma le cose stanno cambiando. Gli ultimi modelli sono in grado di guidarci con una precisione mai vista prima. La svolta arriva grazie alla rete. La nuova generazione dei navigatori è «connessa»: al loro interno c’è un scheda sim (come quella dei cellulari) che permette di ricevere, e inviare, informazioni. Che cosa comporta tutto ciò? In primo luogo che la battaglia quotidiana contro il traffico non è più una sfida impossibile. Attraverso l’analisi continua di milioni di device connessi che si muovono sulle strade, è possibile costruire mappe sempre aggiornate degli ingorghi e delle strade alternative per evitarli. Per capire meglio il funzionamento abbiamo visitato ad Amsterdam il Traffic Control Center di TomTom, colosso olandese (e leader di settore) che più ogni altra azienda ha deciso di puntare sulla «guerra al traffico». Uno stanzone nella nuova sede dell’azienda, nella vecchia zona dei "docks" che oggi ferve di mille cantieri, a metà tra la cabina di regia del Truman Show e la torre di controllo di un aeroporto. Maxi-schermi, lavagne touchscreen e decine di computer. Su cui scorrono i dati raccolti da milioni di gadget e connessi alla rete.
«Le informazioni provengono da quattro fonti. Quelle governative, con sensori sulle strade. Poi dai nostri navigatori con scheda sim. E ancora dai cellulari Vodafone, con cui abbiamo un accordo. Infine dai dati "storici"dei nostri archivi» , spiega Jeroen Brouwer, giovanissimo (25 anni) responsabile del centro. L’intera rete stradale è suddivisa in una miriade di brevi tratti (da poche decine a qualche centinaio di metri). Per ognuno di essi il sistema raccoglie dalle varie fonti la velocità media dei veicoli in transito. Se questa si discosta troppo dai tempi medi di percorrenza, scatta la segnalazione di ingorgo che arriva a tutti i navigatori connessi al servizio (TomTom lo chiama Hd Traffic, è gratuito il primo anno, poi scatta un abbonamento). Più i device connessi si diffondono, più la precisione del sistema aumenta. In Olanda, dove si è partiti nel 2007, la copertura delle autostrade è vicina al 100%, quella delle principali strade extraurbane di poco inferiore. In Italia (i primi prodotti sono usciti lo scorso autunno) siamo sopra l’80% per le aree più trafficate. La precisione è infinitamente superiore ai messaggi del classico infotraffico radio. «Le informazioni provenienti da Hd Traffic si aggiornano ogni 2 minuti e coprono il maggior numero di strade sia primarie che secondarie» , spiega Luca Tammaccaro, vice president di TomTom Italia.
Provando in auto il TomTom Go Live 1000, uno dei modelli «connessi» usciti da noi, lo scetticismo sull’efficacia della rete è dissipato in pochi minuti. A Milano e hinterland le indicazioni, anche nei tratti urbani, sono precise. Se sul display è segnalata una coda lungo il nostro percorso, la coda c’è davvero. Il navigatore fornisce in tempo reale i minuti che perderemo bloccati dall’ingorgo. Così, anche se mancano alternative più rapide, possiamo per lo meno avvertire del ritardo chi ci aspetta a casa o al lavoro. Per il futuro ci si attende un «effetto valanga»: quando il 10% dei guidatori avrà un Gps connesso — prevede TomTom in un ambizioso documento battezzato «Manifesto sul traffico» — i dati saranno talmente precisi che l’intera circolazione sarà più fluida, riducendo i tempi di percorrenza globale di ognuno (anche di chi non ha un navigatore a bordo) del 5%. Pochi minuti al giorno per il singolo, ma milioni di ore complessivi.
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Qualche considerazione a latere:
– il servizio funziona già benino per l’Italia e tende a migliorare col tempo
– come ovvio, se non ci sono strade alternative… si sta in coda. Però, personalmente, sapere per quanto tempo starò in coda mi fa rodere un po’ meno dallo stress da ingorgo. E il servizio consente di capire con una discreta precisione per quanto staremo in coda. Se volete, prima di uscire dall’ufficio, date un’occhiata alla
versione web (gratuita).
– Se invece ci sono strade alternative (caso tipico: in autostrada, maxi-coda più avanti… " esco al casello prima o non esco?") possiamo avere informazioni più sensate di quelle dell’Onda Verde (solo a me sembrano di solito generiche, sommarie e spesso non aggiornate?)
– il tutto funziona, insomma. Ma costa. Nel senso che i navigatori connessi sono già di per sé di fascia alta, intorno/sopra i 300 euro, che non sono pochi (arriveranno prodotti di fascia media già quest’anno, però). E poi soprattuto nel senso che c’è dentro una sim con trafico dati e servizi "live" (che aggiungono altre cose utili, tipo accesso a Google, database vari, meteo, etc) inclusi. Inclusi il primo anno. Poi si paga un abbonamento annuale, che varia a seconda dei marchi ma che costa alcune decine di euro l’anno. A chi "conviene" un abbonamento simile? Il guidatore "professionista" ci può fare un serio pensierino. Quello occasionale (cioè la maggioranza) avrà sicuramente molte remore in più. Esistono una miriade di servizi infotraffico "free" (dalla citata Onda verde a tutto quello che c’è per smartphone e web) che a chi non fretta (o non si stressa come me) possono bastare.
– Hd Traffic esiste anche nella versione iPhone (come add-on a pagamento rispetto all’app). E anche Navigon nella sua app ha i dati sul traffico (specifico: non ho provato l’app)
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