I costi del non fare: all’Italia servono infrastrutture per 260 miliardi di euro

Nei prossimi 15 anni è necessario investire 260 miliardi di euro per la modernizzazione delle infrastrutture del paese. È quanto calcola l’osservatorio sui “Costi del non fare” presieduto da Andrea Gilardoni dell’università Bocconi e della società di consulenza Agici finanza d’impresa. L’osservatorio ha applicato un’analisi costi/benefici a questi ipotetici investimenti infrastrutturali. Che ha dato “risultati […]

Nei prossimi 15 anni è necessario investire 260 miliardi di euro per la modernizzazione delle infrastrutture del paese. È quanto calcola l’osservatorio sui “Costi del non fare” presieduto da Andrea Gilardoni dell’università Bocconi e della società di consulenza Agici finanza d’impresa.
L’osservatorio ha applicato un’analisi costi/benefici a questi ipotetici investimenti infrastrutturali. Che ha dato “risultati inattesi”, come sottolinea una nota di Agici. Nei settori ferrovie e banda larga gli investimenti potrebbero portare a ritorni tra il 500 e il 600%, quelli in autostrade, infrastrutture idriche e per i rifiuti fino tra il 200 e il 300%, quelli in reti elettriche e infrastrutture per il gas fino al 200% e, infine, quelli in cogenerazione e rinnovabili sono stimati sotto il 100%. Dunque, evidenzia l’osservatorio, in alcuni settori, a fronte di un esborso consistente, si generano benefici netti esigui. È il caso degli impianti di produzione termoelettrica e ancor più degli impianti di produzione di energie rinnovabili, dove un investimento di quasi 110 miliardi di euro genera “appena” 5-6 miliardi di benefici. Un maggior effetto moltiplicativo, diversamente, sembrano avere gli investimenti nel settore trasporti, in quello idrico e in quello delle telecomunicazioni.
“Il nostro paese soffre da tempo di una grave carenza infrastrutturale che, se protratta negli anni, rischia di allontanarci sempre più dai principali partner europei perdendo in competitività e attrattività – osserva Gilardoni. – Come rilevato nella relazione annuale della Banca d’Italia, il paese necessita di una forte spinta infrastrutturale nel senso dell’investire di più e meglio. Ma questa ciclopica mole di investimenti si scontra con due ordini di problemi: da un lato il rischio di sovra-infrastrutturazione, già in atto in alcuni settori, e dall’altro i vincoli di finanza pubblica e l’incapacità italiana di attrarre investimenti privati”. In merito, l’osservatorio sui “Costi del non fare” sta elaborando una proposta di legge quadro sulle infrastrutture che agevoli le realizzazioni sbloccando le risorse dei privati. E chiede soluzioni finanziarie innovative.
Secondo il team di Gilardoni, infine, oggi ci troviamo di fronte a una situazione paradossale: l’inerzia e i ritardi nella realizzazione delle infrastrutture ci sono costati oltre 20 miliardi di euro nel solo biennio 2009-2010. Dall’altro, in alcuni settori si è fatto anche troppo: il settore elettrico, per esempio, in circa otto anni è passato dai blackout, legati alla carenza di capacità produttiva, a una situazione di “extracapacity”.

Fonte: e-gazette

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