I Carabinieri ai veritici della sanità campana contro gli sprechi

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L’ ultimo commissario borghese della Asl Napoli 1 gliel’ aveva detto papale papale, prima di scappare a gambe levate tra minacce, contumelie e aggressioni quotidiane: «Caro mio, qua il fatto è militare!». E Stefano Caldoro l’ ha preso alla lettera. Morale: in sei mesi un generale e un colonnello dei carabinieri hanno assunto pieni poteri nelle due aziende sanitarie più grandi della Campania – Napoli 1 e Salerno – due storiche voragini di malagestione che da sole producono più dell’ 80 per cento del deficit. Una specie di golpe o uno spot? «Né l’ uno né l’ altro» replica da palazzo Santa Lucia il governatore che, essendo sopravvissuto ai tentativi di killeraggio del suo stesso partito (il Pdl cosentiniano) ha sviluppato la resistenza ai marosi di una cozza su uno scoglio: «Vede, noi abbiamo proprio un problema di legalità. Per dire, alla Asl Napoli 1 ci sono trentamila carte contabili non lavorate: il buio assoluto. Questa storia si trascina da anni, serve una mentalità d’ azione, servono gli uomini dell’ Arma, appunto. Intanto il deficit l’ abbiamo dimezzato». Il primo degli uomini d’ azione sta in un ufficio appena ridipinto di bianco all’ estrema periferia napoletana, dentro un compound che sembra una metafora. «Situazioni di pericolo? Macché. Diciamo di… disturbo» celia spavaldo Maurizio Scoppa, generale fresco di pensione, ultimo incarico al comando della Ogaden mentre i carabinieri assestavano colpi mortali ai casalesi. I nuovi uffici della Napoli 1 sono qui alla Toscanella, zona ospedaliera, primo piano di tre palazzine tra pini e aiuole, garitta con inutile guardia giurata all’ ingresso e… ventitré famiglie di terremotati del 1980 ancora abbarbicate saldamente ai tre piani superiori. Dalle finestre pendono panni stesi sopra le bandiere d’ Italia e d’ Europa, parabole tv e serrande sgangherate punteggiano i muri «non Asl», scrostati come uno se li immagina. La prima convivenza tra vecchio e nuovo, tra legge ed eccezione, comincia qua. «Sono arrivato ad agosto e s’ è affacciato subito qualche capetto di questi sedicenti terremotati: bongiorno, generà … Capisce il tono, no? Beh, io neanche l’ ho fatto entrare. Questi hanno avuto varie assegnazioni di case popolari, ma non se vanno perché la Asl gli paga luce, acqua, Tarsu, hanno tutto gratis. Ho scritto al sindaco per chiedere che ce li spostino». E immaginiamo dunque una agevole trattativa fra De Magistris e il generale. «Senta, adesso quando esco qua fuori nemmeno si sentono strillare i bambini, abbassano il volume delle tv. A Napoli si può. Basta guardare la gente dritta negli occhi e mostrare che la legge esiste», sibila Scoppa mandando lampi gelati dalle pupille azzurre di napoletano anomalo. È alle prese con straordinari fuori controllo usati come premio a pioggia (7-8 ore al giorno in più per diecimila dipendenti: sicché il costo medio d’ un dipendente in Campania è 62 mila euro l’ anno, in Piemonte e in Lombardia meno di 50 mila), con doppie fatturazioni, con le famose «carte contabili non lavorate». «Ho trovato uffici dove si contabilizza tutto a mano, ottocenteschi… sa, è facile che una carta sparisca e un’ altra emerga, in quel caos. La trasparenza sta nell’ informatizzazione». Dicono che per dare ordini all’ autista, seduto in macchina davanti a lui, chiami la segreteria; che abbia sbattuto fuori da una conferenza stampa i dipendenti della Asl («siete in orario di lavoro, filate!»); che abbia messo alla porta un parlamentare pdl in visita pastorale al Pellegrini: non vincerà il premio simpatia. «Ma funziona» dicono a palazzo Santa Lucia, dove rivendicano la caduta del deficit della sanità da 780 a meno di 300 milioni l’ anno. «Ci vogliono i carabinieri» è il nuovo mantra di una trincea dove pure l’ assessore alle Finanze è un generale (però Fiamme gialle: tremontiano , sussurrano). Maurizio Bortoletti, colonnello in aspettativa, ex Folgore, ex Dia, più giovane e meno marziale di Scoppa (forse anche più politico, era consigliere di Brunetta), è un torinese che parla mostrando slide della «sua» Asl, quella di Salerno, dove s’ è insediato a marzo: «Ci usavano come bancomat: autorizzi l’ acquisto di una cravatta e ne comprano diecimila. Adesso, guardi qua, per il terzo trimestre del 2011 siamo all’ equilibrio di bilancio». Lo attaccano furiosamente sui giornali («Bortoletti bocciato dalla Regione», «Contestato il piano Bortoletti», «Non mortifichiamo i salernitani»), nemmeno lui è popolarissimo. Replica con altri numeri e una battuta infelice: «Inutile mettere semafori nella giungla perché le scimmie non li rispettano. Bisogna riportare la gente a sapere cosa è legittimo e cosa no». Tanto per andare sul sicuro, s’ è scelto come braccio destro un vicequestore, Luigi Grimaldi. «Per carità, meglio questi che… Cosentino, mi verrebbe da dire» sospira Enzo Amendola, giovane e moderato segretario del Pd campano: «Non sto a dirle che il centrosinistra gli ha lasciato un eredità rose e fiori. Ma dopo 18 mesi mi aspetto altro, il dimezzamento del deficit che loro sbandierano non viene da una razionalizzazione, ma da tagli e abbassamento di livelli. I campani vanno sempre più a curarsi fuori… e questi generali sono la prova che Caldoro non ha classe dirigente». Quella che c’ era, in verità, non ha retto. Achille Coppola, il predecessore di Scoppa alla Asl Napoli 1, è un bravo commercialista. Somiglia più ad Aldo Giuffrè che a Rambo. «Mi definisco un coraggioso pauroso» mormora con adorabile autoironia. Durante i sei mesi del suo mandato da «uomo braccato», è finito sui giornali perché ha mollato la sede (allora davanti ai tribunali) e s’ è trasferito a lavorare in una stanza del carcere di Poggioreale, «tanto per stare tranquillo». Allora la Asl stava in affitto pur possedendo la sede della Toscanella (naturalmente i terremotati si sono allargati anche nell’ ultima palazzina prima che il trasferimento fosse compiuto). Coppola provò a incidere il bubbone degli straordinari. «Mi sono trovato l’ ufficio occupato da quattrocento persone, hanno preso a colpi di casco uno dei miei. Ero solo, mi telefonavano la notte, pigliati ‘ a scorta , dicevano». Ora Scoppa ha tagliato certe ditte di manutenzione con contratti irregolari, sicché drappelli di esagitati lo seguono ovunque, con bandiere e striscioni, «stai mettendo per strada cinquanta famiglie». Lui fa spallucce: «Piccoli disturbi». Carabiniere si nasce. «Io lo nacqui» dice. E infine sorride.

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