I Campana, re del riciclo «Stavolta scarti di lusso»

Silvia Nani Accompagnano con i gesti i loro racconti. E con l’intensità dello sguardo. I fratelli Campana, Fernando e Humberto, duo creativo brasiliano a metà tra design, l’arte e artigianato, dopo il trionfo l’anno scorso della loro «personale » in Triennale tornano qui con una piccola collezione di dodici pezzi unici. Punto di partenza quello […]

Silvia Nani

Accompagnano con i gesti i loro racconti. E con l’intensità dello sguardo. I fratelli Campana, Fernando e Humberto, duo creativo brasiliano a metà tra design, l’arte e artigianato, dopo il trionfo l’anno scorso della loro «personale » in Triennale tornano qui con una piccola collezione di dodici pezzi unici. Punto di partenza quello a loro più congeniale, i materiali di scarto. Ma questa volta è diverso. Perché mobili e oggetti sono in pelle di struzzo, sofisticata e quest’anno trendy come non mai. Virata verso il lusso? «Democrazia nel progetto è creare senza alcun preconcetto. E un artista deve essere libero dai condizionamenti », ribattono. In realtà la serie nasce da un’alleanza tra Fern a n d o , Humberto e Klein Karoo, produttore di pelli di struzzo per i più noti marchi del fashion: «Loro sudafricani, noi brasiliani, due mondi simili. Poi l’idea comune di trovare la bellezza nei loro pezzi di scarto. E far sì che servano a qualcosa».

Per i Campana è l’occasione di sperimentare: «Guarda questo vaso», dicono indicando un enorme contenitore che sembra una corolla aperta «L’interno è in cuoio, quello delle suole delle scarpe, due pezzi cuciti e modellati. Se lo immagini diviso a metà potrebbe essere una poltrona». E poi c’è la pelle, verde acido, arancio, fucsia, pezzi irregolari cuciti a mano uno per uno: «Quindici giorni di lavoro, dall’ideazione al rivestimento». Le mani. Sono loro a dare vita a un prodotto: «Ci piace usarle. Il mondo ha bisogno di tornare a umanizzare i progetti, dal processo alla sua realizzazione. Perché il saper fare, nell’uomo, aumenta l’autostima». Che cosa è irrinunciabile nel loro modo di fare design? «Lo sguardo sull’artigianato. Oggi gli stimoli arrivano da più direzioni ma importante è non dimenticare, attraverso il ritorno della manualità, la centralità dell’individuo». E l’anima brasiliana, così lontana dai ritmi e dai modi della dimensione europea, torna anche nelle forme: «Le gambe dello sgabello sembrano zampe animali, l’attaccapanni ha le braccia deformi di un piede di struzzo», spiega Humberto. «Avremmo voluto farne tanti e disporli come una foresta », racconta Fernando.

I Campana e il Salone del Mobile, due mondi che sembrano contrapposti: «Milano è la capitale del design ed è importante sapere che cosa avviene qui: magari potremmo trovare qualche soluzione più "futuribile". Per esempio una nuova resina che non cambia con il tempo». Intrigati dallo spirito occidentale? «Preferiamo non farci sedurre dalla tecnologia: potremmo rischiare di dimenticare la nostra vera natura». Ma come nasce un loro progetto? «Non dal disegno», affermano. «Nemmeno per me che, rispetto a lui, sono meno manuale e più progettuale», sottolinea Humberto. «Qualche volta provo a fare uno schizzo ma sbaglio sempre le proporzioni: meglio lavorare direttamente sul prototipo. È un lusso che ci permettiamo».

E l’altro lusso è l’intento benefico dell’intera collezione — cache pot, attaccapanni, sgabelli, una collana e due poltrone realizzate da Edra — andata ieri sera all’incanto: aggiudicazioni da record (15.000 euro in totale), tutto a favore dell’associazione De Hoop per migliorare le condizioni di lavoro delle donne sudafricane. E una platea di collezionisti, celebrities e appassionati di design ha decretato che se una borsa in struzzo è chic un vaso in pelle di scarto, benefico, lo è ancora di più.

 

 

 

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