Guerra dell’acqua: il mercato non puo’ sconfiggere il buon senso

La battaglia si combatte attraverso spot televisivi, annunci pubblicitari sui principali quotidiani nazionali, dossier scientifici con diverse, e talvolta opposte, indicazioni. Da quando il potente gruppo Coop Italia ha avviato una ricca campagna di comunicazione (il testimonial e’ Luciana Litizzetto) per spingere i consumatori a bere l’acqua del rubinetto, gli industriali di Mineracqua (8167 aziende, […]

La battaglia si combatte attraverso spot televisivi, annunci pubblicitari sui principali quotidiani nazionali, dossier scientifici con diverse, e talvolta opposte, indicazioni. Da quando il potente gruppo Coop Italia ha avviato una ricca campagna di comunicazione (il testimonial e’ Luciana Litizzetto) per spingere i consumatori a bere l’acqua del rubinetto, gli industriali di Mineracqua (8167 aziende, 292 marche e 40mila addetti) si sono scatenati a difesa delle qualita’ dell’acqua minerale. In gioco c’e’ un giro d’affari molto importante, visto che gli italiani bevono 195 litri di acqua minerale a testa e la Coop punta decisamente a conquistare una fetta di questo mercato, attraverso bottiglie etichettate direttamente con il suo marchio e vendute a prezzi concorrenziali rispetto ai marchi piu’ noti del settore.
Ma andiamo al punto, e proviamo a decifrare questa guerra dal punto di vista del consumatore-cittadino piu’ che secondo gli interessi in gioco. Il primo dato e’ una classifica: l’Italia e’ il terzo paese al mondo, dopo gli Emirati Arabi e il Messico, per consumi di acqua minerale. Se il primato degli arabi si spiega con i loro stili di vita e quello del Messico con il pesantissimo inquinamento del paese, la posizione dell’Italia, con la sue tante fonti naturali, ha una sola lettura: con l’acqua siamo un popolo di spreconi. Secondo elemento: in genere, l’acqua del rubinetto e’ di ottima qualita’ (anche se, evidentemente, ogni sorgente ha le sue caratteristiche) e se qualcuno dovesse avere dei dubbi gli bastera’, una volta per tutte, rivolgersi alla Asl per avere un certificato ad hoc. Infine, l’acqua minerale presenta un prezzo altissimo che paghiamo rispetto all’ambiente, perche’ e’ imbottigliata nella plastica (che appesantisce la nostra bolletta petrolifera) e per il fatto che per il suo trasporto si muovono ogni anno 480mila tir. Dunque, un consumo di acqua a chilometro zero, attraverso l’uso dei rubinetti domestici, e’ anche un’azione efficacissima contro l’inquinamento oltre che un comportamento utile per il budget familiare. Ed a questo proposito, basta dare un occhio attento alla rete di Internet e si possono scoprire indirizzi di centinaia di fontanelle pubbliche nelle principali citta’ italiane. In questo scenario, con i relativi elementi di fatto, l’azione difensiva dell’industria dell’acqua minerale e’ comprensibile e giustificabile, specie se scende in campo un colosso come Coop Italia a rompere gli equilibri del settore. E ognuno e’ padrone di regolarsi come crede con le spese di casa: ma il mercato, con le sue regole e con la sua competizione, non puo’ sconfiggere il buon senso.

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