Se sono rose fioriranno, si vedrà nel tempo se alle decisioni prese seguiranno fatti concreti. Ma va registrata la corretta scelta di principio. L’idea è finalmente passata: la difesa del territorio, il ripristino di condizioni normali, il coinvolgimento di forza lavoro inattiva in un piano straordinario volto a sostenere la ripresa, l’attivazione di fondi non limitati severamente dai vincoli alla sobrietà che i tempi impongono alla spesa, sembrano divenuti alcuni degli obiettivi chiave dal governo dei tecnici di Mario Monti e dell’ampio fronte politico che lo sostiene.
L’aula della Camera ha approvato, con un gioco di astensioni incrociate, tutte le mozioni presentate dai gruppi parlamentari tranne quella della Lega sugli interventi per la difesa del suolo.
Punto primo affermatosi: più pianificazione territoriale, meno emergenze. Si vuole invertire la logica di priorità degli interventi, impedendo, ad esempio, di qui in avanti, il destabilizzante ricorso a nuovi condoni edilizi.
Punto secondo, le risorse: che devono essere rese stabili, utilizzabili in tempi certi e ricondotte ad una gestione ordinaria delle procedure, in primo luogo salvaguardando e sbloccando quelle previste dagli accordi di programma già sottoscritti con le regioni per gli interventi prioritari di prevenzione dal rischio idrogeologico.
Il governo si è poi impegnato a dare piena attuazione, ai principi e ai contenuti delle direttive europee in materia di gestione delle risorse idriche e di alluvioni; e poi di assumere iniziative volte a promuovere e sostenere un piano straordinario di manutenzione diffusa del territorio e dei corsi d’acqua, che coinvolga il sistema delle autonomie locali e che preveda la possibilità di deroghe rispetto ai vincoli di spesa imposti dal patto di stabilità e l’incentivazione della partecipazione attiva della popolazione, anche mediante la sperimentazione di progetti che coinvolgano lavoratori temporaneamente beneficiari di ammortizzatori sociali.
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