Gli sprechi del CNR

Che il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) fosse in rosso era già tristemente noto. Ma il documento riservato a firma del Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, già inviato per le opportune verifiche alla Procura generale della Corte dei Conti lo scorso 9 marzo, cade ora come un macigno sulla testa del fisico di fama […]

Che il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) fosse in rosso era già tristemente noto. Ma il documento riservato a firma del Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, già inviato per le opportune verifiche alla Procura generale della Corte dei Conti lo scorso 9 marzo, cade ora come un macigno sulla testa del fisico di fama e presidente del Cnr dal 2008, Luciano Maiani. Il linguaggio è quello degli ispettori della finanza. L’oggetto sono i soldi pubblici. E come in un copione consunto il contenuto sembra iscriversi a pieno titolo al capitolo «sprecopoli». Insomma, non ci sono solo i tagli anoressici assestati dal governo Berlusconi alla ricerca in questi ultimi anni tra le cause del rosso.

Qui la lista dei casi di malagestione è impressionante: «Inattendibilità della rappresentazione finanziaria risultante dal bilancio di previsione», anche per «l’abnorme numero di variazioni di bilancio (circa 10 mila ogni anno), talune delle quali successive alla fine dell’esercizio». Con il risultato che tra bilancio previsionale, quello conclusivo e le somme effettivamente accertate dagli ispettori balla un quarto del totale a causa della pratica di «escludere buona parte degli introiti che gli Istituti sono in grado di acquisire all’esterno per finanziare le ricerche»; ancora, «gravi irregolarità nell’utilizzo di alcuni immobili», un patrimonio che nel 2009 risultava di 646 milioni di euro. E non solo per il caso, già emerso, del complesso in località Anacapri, da adibire a un centro congressuale a livello internazionale che mai è stato avviato e mai ci sarà visto che – a soli due mesi dalla fine del restauro costato al ministero dell’Istruzione 2,48 milioni – il board del Cnr aveva deliberato che «la struttura non risultava funzionale alle esigenze dell’ente» (le aste per la cessione sono andate tutte deserte). Spunta ora un «mancato utilizzo di finanziamenti sempre del Miur per la ristrutturazione di un edificio situato in località Calata Porta di Massa, Napoli». Si tratta di 12,271 milioni che dovevano servire per il completamento della ristrutturazione dell’Istituto per l’ambiente marino costiero. Lavori lasciati a metà a causa dell’occupazione abusiva da parte di una ditta privata, l’Officina meccanica Fratelli Solla, srl. Una situazione che va avanti dal 2006. Ci sono poi gli appartamenti romani venduti dal Cnr nel 2006 e ripresi in affitto con un costo che negli ultimi quattro anni è stato di 7,9 milioni, un quarto di quanto incassato: una gestione del tutto antieconomica.

Nel documento, nero su bianco, ce n’è per tutti. Al capitolo gestione del personale risultano addirittura dei dirigenti in posizione di comando e in forze presso altre realtà il cui stipendio è pagato dal Cnr, come se non avesse già abbastanza problemi con il proprio «buco». Le persone in questa situazione sono decine con un onere complessivo a carico del Cnr di 3,5 milioni. In particolare si legge di 4 dirigenti per il progetto San Marco pagati nonostante la convenzione sia scaduta nel 2009: da due anni. Stessa situazione risulta per l’Università degli Studi di Palermo. Sarà ora la magistratura contabile a soppesare l’eventuale rilevanza penale delle 108 pagine della relazione sulla verifica amministrativo-contabile eseguita dagli ispettori Filippo D’Alterio e Patrizia Padroni nel corso del 2010 che accompagna la lettera di Canzio.
Le note di spese passate al vaglio dagli esperti e risultate incongrue sono centinaia. Come quelle relative all’anticipo richiesto dal Cnr dalla regione Lazio per finanziare dei corsi per pediatri in cui all’importo accertato pari a 314.916 euro fa eco un importo fatturato dall’ente alla Regione di 524.860 euro.
 

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Tra i passaggi caldi c’è anche quello delle irregolarità delle partecipazioni societarie con la «mancata inerenza al perseguimento dei fini istituzionali del Cnr delle partecipazioni in Rete Ventures e Quantica Sgr». Una delle molte «guerre» su cui si è concentrato Maiani tra il 2009 e il 2010 insieme alla sua fedelissima, Manuela Arata. La società partecipata dal Cnr aveva avuto vita tranquilla fino a quando aveva vinto la maggiore fetta per la gara di Brunetta per il Fondo per il Sud. Da lì una scontro con i due manager di Quantica, Pierluigi Paracchi e Stefano Peroncini (usciti di recente), che si erano opposti alla partecipazione all’aumento di capitale da parte del Cnr per evitare la gestione troppo «pubblica» di fondi pubblico-privati per finalità private. A distanza di un anno il documento della Ragioneria sembra dargli ragione. Troppi gli intrecci e le opacità.

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