Il 24 maggio sono stati uccisi João
Cláudio Ribeiro da Silva, un leader
ambientalista dello stato del Pará, e
sua moglie, Maria do Espírito Santo.
Lo stesso giorno la schiacciante maggioranza
del parlamento – 410 voti favorevoli e
63 contrari – ha approvato un codice forestale
che offre una parziale amnistia a chi
disbosca la foresta.
João Cláudio, considerato da alcuni il
successore del leader ambientalista Chico
Mendes, abitava nell’insediamento Praia
Alta Piranheira, nel sudovest dello stato del
Pará, in armonia con la foresta. Viveva della
terra, coltivandola in modo sostenibile. Il
suo nome faceva parte della lista di persone
minacciate di morte elaborata dalla Comisión
pastoral da terra (Cpt). João Cláudio è
stato freddato da alcuni colpi di fucile alla
testa. I criminali hanno strappato le orecchie
a lui e alla moglie: una prova che il crimine
è stato ordinato da qualcuno. Il giornalista,
avvocato e ambientalista Felipe
Milanez non nasconde la sua indignazione
nei confronti del codice forestale e dell’omicidio
dei due ambientalisti. “Non volevano
che la loro terra diventasse un pascolo. Invece
il nuovo codice va proprio in questa
direzione, perché incentiva la deforestazione”,
afferma.
Secondo la Cpt, nel 2010 sono stati uccisi
trentaquattro ambientalisti. E la cifra è in
aumento. Nel 2009 erano morte 26 persone.
E nel 2011 inora le vittime sono sette, di
cui quattro in una sola settimana.
La presidente brasiliana Dilma Roussef
ha definito il codice forestale “una vergogna
per il paese”. A scatenare le polemiche
è soprattutto un emendamento che concede
l’amnistia alle persone multate per la
deforestazione delle aree protette ino al
2008. Il codice riduce la percentuale di foresta
che dev’essere obbligatoriamente
mantenuta all’interno di una proprietà privata
(si passerà dall’80 al 50 per cento) e
diminuisce la zona di protezione dei margini
Dei fiumi, da trenta a 15 metri per ogni sponda.
Inoltre, riducendo la protezione delle
sorgenti d’acqua, il codice favorisce l’arrivo
dell’agricoltura in Amazzonia. Aldo Rabelo,
deputato del Partito comunista brasiliano,
alleato del governo e responsabile della
stesura del nuovo codice, ha espresso senza
mezzi termini quello che molti considerano
uno scandalo: “Vogliamo regolarizzare il
90 per cento delle proprietà rurali che oggi
sono illegali”.
Una grande contraddizione
Secondo Dirceu Fumagalli, del coordinamento
nazionale della Cpt, il codice punta
“a imporre il capitale sulla foresta, sui fiumi
e sulle zone minerarie”. Il cosiddetto agrobusiness
assedia l’Amazzonia. La soia del
sud della giungla arriva già in Europa dal
porto di Santarém, sul rio delle Amazzoni.
Le esportazioni brasiliane di prodotti agricoli
sono da record e l’allevamento è inarrestabile.
Il leader rurale César Batista, fratello del
deputato João Batista ucciso nel 1989 nello
stato del Pará, denuncia la grande contraddizione
del Brasile: “Anche se il paese ha
delle aree coltivabili, l’agrobusiness vuole
ridurre la zona forestale e aumentare l’area
destinata alle coltivazioni e all’allevamento.
Il codice danneggerà la vegetazione”.
Secondo Benedito Jonás, vicepresidente
del sindacato dei lavoratori rurali di Ipixuna
non serve aumentare le aree coltivate: “Abbiamo
bisogno di tecnologia, finanziamenti
e sostegno dei governi”.
Cosa succederà all’Amazzonia se il senato
approverà il codice? Gli ambientalisti
prevedono una catastrofe. E i dati sembrano
dargli ragione. Secondo l’Instituto nacional
de pesquisas espaciais, ad aprile la
deforestazione in Amazzonia è aumentata
del 570 per cento. Il quotidiano Estado de
So Paulo ha chiesto a Nerd Swarovski, professore.
Dell’Universiade de So Paulo, di
calcolare la superficie che potrebbe essere
disboscata in maniera legale se il codice entrasse
in vigore. Il risultato parla da solo:
duecentoventimila chilometri quadrati.
Quasi la metà della Spagna.
Fonte: Internazionale