Adriano Galliani, se potesse, avvierebbe un processo di clonazione. A margine della presentazione di un progetto benefico della sua Fondazione Forza Ragazzi, Rino Gattuso ha pronunciato parole che farebbero la gioia di qualsiasi amministratore delegato: Tenuto conto della crisi sono disposto a ridurmi lo stipendio. Nessuno prima di lui si era mai esposto in maniera tanto concreta ma Gattuso precisa di non sentirsi un eroe: Ho parlato a nome personale anche se con l’addio di Maldini saro’ uno di quegli uomini che dovranno prendere in mano lo spogliatoio. Sono qui da 10 anni, ho tanta riconoscenza per il Milan e se mi verra’ chiesto di fare qualcosa, saro’ disposto a sedermi per parlare, senza alcun problema. In realta’ il colloquio con Galliani c’e’ gia’ stato. In tempo d’austerity per il calcio italiano, chi e’ dotato di buon senso cerca di dare il proprio contributo per prevenire danni peggiori. Il Milan prova ad anticipare i tempi, per necessita’ e per opportunita’. Berlusconi, infatti, non ha piu’ intenzione di ripianare il bilancio con cifre sostanziose e cosi’ invoca l’autogestione. L’input arriva dalla sua famiglia ma anche dal mondo della politica: per una questione d’immagine il presidente del Consiglio non puo’ vestire i panni di Paperone. Il suo giocattolo deve andare avanti con le proprie gambe e se possibile diventare un modello da seguire.
Gli introiti di una societa’ di calcio sono limitati, l’incasso dei botteghini non basta, mancano stadi di proprieta’ (eccetto quello che si costruira’ la Juve) e quindi la soluzione piu’ immediata per fronteggiare la crisi e’ quella di ridurre i costi. Da qui l’idea di un salary cap, avanzata dallo stesso Galliani in una recente intervista. Gattuso ha fatto i conti e ha realizzato che e’ meglio guadagnare qualcosa di meno che assistere alla demolizione del Milan. Il conto in banca, va da se’, non ne soffrita’ troppo ma il gesto e’ significativo: La mia famiglia – racconta – farebbe fatica ad arrivare alla fine del mese senza il mio contributo. La crisi e’ un problema che tocca tutti e anche noi calciatori, come i dipendenti di altre grandi aziende, abbiamo il dovere di ridimensionarci. In serie B ci sono squadre a rischio iscrizione; con l’avvocato Campana che e’ capo del nostro sindacato, abbiamo gia’ parlato della possibilita’ di ridurre gli stipendi per garantire a certi club la possibilita’ di sopravvivere. Gattuso, oltre a giocare nel Milan, ha un ruolo attivo anche nell’Assocalciatori. Le dichiarazioni di uno dei giocatori piu’ rappresentativi della Nazionale avranno un impatto piuttosto forte sull’intera categoria. Nessuno dovra’ sentirsi obbligato a fare come me – ha tenuto a precisare – pero’ la crisi esiste e credo che sara’ inevitabile sedersi ad un tavolo per affrontare la situazione. Galliani, oltre a definire straordinaria la presa di posizione di Ringhio, sta studiando un modo per alleggerire il monte ingaggi del Milan senza imporre rinunce.
La disponibilita’ di Gattuso di ridursi l’ingaggio da 4,5 milioni di euro netti all’anno avra’ l’effetto immediato di scoraggiare chi aveva pensato di chiedere un aumento di stipendio per essere parificato ad altri compagni. I contratti che verranno ridiscussi nei prossimi mesi (in primis quello di Ambrosini) saranno piu’ duraturi per consentire delle spalmature. Kaka’, il giocatore piu’ ricco della rosa (9 milioni d’ingaggio) gia’ a gennaio aveva garantito a Berlusconi che non avrebbe chiesto aumenti, pena la cessione (si parla di una nuova offerta del Real Madrid). Gli altri dovranno adeguarsi. Il calcio anche in questo senso va verso una rivoluzione. I contratti del futuro avranno un numero sempre maggiore di clausole, basi fisse ridimensionate con un importo variabile in relazione al numero di presenze collezionate, ai gol fatti e agli obiettivi raggiunti dalla squadra. Qualcosa di simile esiste gia’ e si chiama contratto a rendimento. Chissa’ se tutti saranno riconoscenti come Gattuso o si assistera’ ad una fuga in massa di campioni verso lidi piu’ prosperosi (leggi Inghilterra).