La regione circostante la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma dell’11 marzo scorso, potrebbe rimanere inabitabile per i prossimi dieci o venti anni: lo ha affermato Kenichi Matsumoto, uno dei collaboratori del premier Naoto Kan, le cui dichiarazioni sono state diffuse dalla stampa nipponica. In un primo momento, Matsumoto – membro del consiglio di gabinetto del premier – aveva dichiarato che la stima gli era stata riferita dallo stesso Kan; successivamente ha precisato che si trattava di una sua opinione, sebbene condivisa dal Primo ministro. La zona di esclusione attorno all’impianto ha attualmente un raggio di 20 chilometri ma l’esecutivo sta valutandone un ulteriore allargamento.
LO SMANTELLAMENTO DEI REATTORI – Nel frattempo si continua a discutere sul futuro dell’impianto. Anche i reattori 5 e 6, non coinvolti nella crisi dseguita al sisma e al conseguente tsunami dell’11 marzo scorso, potrebbero essere smantellati: l’intervento, che potrà essere effettuato una volta che vi saranno le condizioni di sicurezza per intervenire, è «da decidere dopo aver ascoltato i residenti dell’area» ha detto Hidehiko Nishiyama, portavoce dell’Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare, rispondendo a una domanda dell’Ansa. La stessa agenzia ha poi reso noto di aver ordinato alla Tepco «l’immediata verifica della resistenza ai terremoti» degli edifici dei reattori della centrale di Fukushima n.1 a causa della consistente attività sismica di assestamento registrata anche oggi nel nordest del Giappone.
LA VENDITA DI FUNGHI – Il governo giapponese ha invece deciso di proibire in 16 municipalità dell’area attorno a Fukushima la vendita di funghi shiitake, una varietá molto diffusa in oriente. Lo ha dichiarato il portavoce del governo, Yukio Edano, sottolineando che sono stati riscontrati alti livelli di radioattivitá nei funghi coltivati all’aria aperta. I funghi coltivati al chiuso potranno invece essere consumati. L’annuncio giunge mentre l’esecutivo di Tokio fa sapere di essere costretto ad abbassare le stime sulle previsioni dell’andamento dell’economia, alla luce del sisma e lo tsunami dell’11 marzo e la conseguente crisi nuclere di Fukushima.
IL SISMA E I CONTI PUBBLICI – Intanto il Fondo monetario internazionale ha commentato che le recenti catastrofi naturali e nucleari hanno reso il processo di aggiustamento dei conti pubblici in Giappone, il Paese industrializzato con i parametri peggiori per debito e deficit, «un po’ più difficile, ma è ancora presto dire quanto». L’Fmi lo scrive nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale, spiegando che i mercati e le istituzioni finanziarie del Sol Levante hanno dimostrato «grande resistenza» dopo le recenti catastrofi. I rischi per la stabilita finanziaria appaiono, quindi, «gestibili e limitati alle aree più direttamente interessate» dalla tragedia. Tuttavia, la possibile scarsità di energia, i problemi nelle forniture all’economia e quelli insorti nella centrale nucleare di Fukushima «lasciano un ampio margine di incertezza sull’impatto sulla crescita e sui costi finali». Le banche giapponesi, ricorda il Fondo, hanno un’esposizione limitata nella regione interessata (2,4% degli impieghi totali del sistema bancario e 1,2% degli asset totali) e le compagnie assicurative nazionali, con un ratio di solvibilità superiore al 700% (contro il 200% regolamentare) non appaiono in difficoltà. Tuttavia, il Giappone, con un debito pubblico previsto al 230% del pil a fine 2011 e una bilancia primaria negativa dell’8,5%, dovrà collegare lo sforzo della ricostruzione a «una strategia di rientro ben definita per ridurre i parametri del debito nel medio termine».
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.