Fisco, per contribuenti 694 obblighi

  Sono ben 694 le scadenze fiscali con cui i contribuenti italiani dovrannno fare i conti il prossimo anno. Saranno distribuite su 103 giorni, ogni mese se ne contano mediamente quasi 60 (57,8), con una frequenza pari a 2,75 per ciascuno dei 252 giorni lavorativi del 2011. La tabella di marcia dei contribuenti è contenuta […]

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Sono ben 694 le scadenze fiscali con cui i contribuenti italiani dovrannno fare i conti il prossimo anno. Saranno distribuite su 103 giorni, ogni mese se ne contano mediamente quasi 60 (57,8), con una frequenza pari a 2,75 per ciascuno dei 252 giorni lavorativi del 2011.

La tabella di marcia dei contribuenti è contenuta in un’analisi della Confesercenti, da cui emerge che il mese più convulso è luglio (con 74 scadenze) mentre quello più tranquillo è maggio (con ‘appena’ 49). Il giorno in cui si addensa il maggior numero di scadenze (una sorta di apice della complessità fiscale) è il 16 luglio: se ne contano ben 45.

Molti degli appuntamenti con il fisco, lamenta l’associazione, ”sono frutto di una ripetitività che non sempre appare giustificata dalla volontà di agevolare il contribuente (rateizzando i pagamenti) o l’erario (accelerando i tempi di riscossione)”.

Così, ad esempio, adempimenti come il versamento dell’imposta sugli intrattenimenti o della recente imposta sostitutiva sui premi di produttività potevano (e potrebbero) essere concentrati in un numero ridotto di scadenze. Allo stesso modo, incombenze come quelle legate alla scheda carburanti (rilevazione chilometri), o alla recente comunicazione dei dati degli operatori di paesi black list, ”potrebbero agevolmente (e senza pregiudizi per l’attività di controllo) prevedere una frequenza più scaglionata”, spiega la confederazione.

Gli oneri amministrativi che fanno da corollario al pagamento delle imposte ”rappresentano un significativo onere aggiuntivo per gli operatori economici e soprattutto per le pmi”, sottolinea Confesercenti.

Semplificare vuol dire allora anche ridurre i costi di gestione finora fin troppo pesanti”. Non va sottovalutato, spiega l’organizzazione, quanto finora fatto in particolare dalla Funzione pubblica che ”ha portato ad accordi positivi con il mondo delle Pmi ma occorre proseguire con determinazione”.

Non va dimenticato, infatti, quanto emerge da una recente analisi condotta da Agenzia delle entrate e Dipartimento per la funzione pubblica, secondo cui la burocrazia fiscale costa alle piccole e medie imprese italiane 2,7 miliardi l’anno (fra i 1.900 e i 2.300 euro, in media).

”Un risultato impressionante”, denuncia Confesercenti, anche se ”tiene conto solo di un limitato numero di adempimenti”: quelli di natura informativa relativi alla comunicazione di dati Iva, alla richiesta di rimborsi e alla dichiarazione dei sostituti d’imposta (modello 770) e Iva.

La rilevanza del fenomeno, d’altra parte, è testimoniata dall’attenzione prestata dalla Commissione europea, che ha avviato un ‘Programma d’azione per la riduzione degli oneri amministrativi’ in misura pari al 25%, nonché dal varo, nel nostro paese, della specifica norma intesa a garantire l’effettivo conseguimento di tale obiettivo.

”Si tratta di un obiettivo non da poco che, se attuato, consentirebbe di conseguire contemporaneamente due risultati”, spiega Confesercenti. Da un lato, ”si libererebbero ingenti risorse da destinare all’attivita’ produttiva: per le sole Pmi si tratterebbe di almeno 650 milioni l’anno (ossia oltre 500 euro per operatore economico). Dall’altro ne guadagnerebbe l’efficienza della pubblica amministrazione, con una riduzione dei costi di gestione del sistema tributario”.

 

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