E i Camuni gridarono: una provincia anche a noi

Gli enti che dovevano essere aboliti e le promesse infrante E i Camuni? Niente ai Camuni? Deciso a vendicare l’ingrata storia, il deputato leghista Davide Caparini ha deciso di tirare dritto: vuole a tutti i costi la nuova Provincia della Valcamonica. Capoluogo: Breno, metropoli di 5.014 anime. Direte: ancora un’altra provincia? Ma non avevano promesso […]

Gli enti che dovevano essere aboliti e le promesse infrante
E i Camuni? Niente ai Camuni? Deciso a vendicare l’ingrata storia, il deputato leghista Davide Caparini ha deciso di tirare dritto: vuole a tutti i costi la nuova Provincia della Valcamonica. Capoluogo: Breno, metropoli di 5.014 anime. Direte: ancora un’altra provincia? Ma non avevano promesso quasi tutti di abolirle? Certo: prima delle elezioni, pero’.

Promessa elettorale, vale quel che vale. Tanto e’ vero che il disegno di legge per sopprimerle, presentato alla Camera dalla strana coppia Casini & Di Pietro, e’ gia’ morto. Se dovesse passare l’iniziativa camunica del parlamentare del Carroccio, quella con capitale Breno (inno ufficiale: E su e giu’ e per la Valcamonica / la si sente la si sente…) sarebbe la provincia numero 110. Quando nacquero nel 1861, al momento dell’Unita’ d’Italia, erano quasi la meta’: 59. Distribuite sul territorio con un criterio semplice: dovevi attraversare ciascuna in una giornata di cavallo. Nel 1947 erano gia’ 91. E col passaggio dagli equini alle autoblu, hanno continuato ad aumentare, aumentare, aumentare a dispetto del proposito dei padri costituenti, che avevano previsto la loro abolizione con l’arrivo delle Regioni, fino a diventare 95 e poi 102 e su su fino a 109 grazie a new entry e soprattutto al raddoppio (da 4 ad 8) di quelle della Sardegna. La quale con l’Ogliastra (57.960 abitanti, due terzi di Sesto San Giovanni) mise a segno il capolavoro, la provincia a due teste: Tortoli’ (10.661 anime) e Lanusei, che di anime ne ha ancora meno: 5.699. Un record mondiale. Che con l’arrivo di Breno verrebbe stracciato in attesa di nuove province e nuove capitali tipo Quinto Stampi, Pedesina, Zungri, Maccastorna, Carcoforo… Direte: ma dai, Carcoforo! Perche’ no, scusate? Se la provincia e’ indispensabile per essere vicina ai cittadini, cosa han fatto di male i carcoforesi per non avere anche loro una provincia?

Quanto costino lo ha calcolato l’anno scorso il Sole 24 Ore : 17 miliardi di euro. Con un aumento del 70% rispetto al 2000. Da dove arrivano i denari? Un po’ dai trasferimenti. Parte dal prelievo del 12,5% sull’assicurazione delle auto e delle moto: 2 miliardi nel 2007, il 54% in piu’ rispetto al 2000. Piu’ aumenta l’assicurazione, piu’ intasca la Provincia. Altri quattrini arrivano dall’imposta provinciale di trascrizione: le annotazioni al Pubblico registro automobilistico che doveva essere abolito. Ci sono poi un’addizionale sulla bolletta elettrica e il tributo provinciale per l’ambiente.

Come mai i cittadini non si arrabbiano? Occhio non vede, cuore non duole: sono tutte tasse dentro altre tasse. Non si notano. Va da se’ che a quel punto, ignaro delle spese, il cittadino vede titillato il suo campanilismo. Come nel caso della provincia di Fermo nata dalla divisione di quella di Ascoli Piceno. Una specie di scissione dell’atomo: da una piccola provincia ne sono nate due minuscole. In compenso, al posto di un solo consiglio da 30 membri, ne sono nati due da 24: totale 48 poltrone. Per non dire della provincia a tre piazze di Barletta-Andria-Trani, chiamata cosi’ per non far torto ai permalosi cittadini dell’una o l’altra capitale. Quanti sono i comuni di quella nuova Provincia? Dieci in tutto, sono. Il che, diciamolo, aumenta la pena per i sette tagliati fuori dal nome: Bisceglie, Trinitapoli, Minervino Murge. E la targa automobilistica? BT. Rivolta: E Andria? Non si puo’ fare “Bat”?. No, quella e’ di Batman.

C’e’ da sorridere? Mica tanto. Sull’abolizione delle province, infatti, fu giocato un pezzo dell’ultima campagna elettorale. Aboliremo le Province, e’ nel nostro programma, disse Berlusconi a Porta a porta il 10 aprile 2008. Ma la Lega sara’ d’accordo?, eccepi’ Bruno Vespa. E lui: La Lega e’ composta da persone leali. Presidente, che cosa ha previsto per abbassare i costi folli della politica?, gli chiese la signora Ines nella chat-line al Corriere . E lui: La prima cosa da fare e’ dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali. E le Province? Non parlo delle Province, perche’ bisogna eliminarle. Mostrava di crederci al punto, il Cavaliere, che cercava sponde: Se Veltroni ci dara’ una mano… . La linea veltroniana, del resto, era gia’ stata dettata: Cominceremo da subito abolendo le Province nei grandi comuni metropolitani . Posizione confermata a Matrix : All’abolizione delle province penso ci si possa arrivare. Ma non sono un demagogo. facile dirlo in campagna elettorale…. Il socio fondatore del Pdl Gianfranco Fini era d’accordo: I carrozzoni non sono intoccabili e si possono abolire per esempio le Province. Una tesi gia’ benedetta da altri. Come l’ex ministro degli Interni azzurro Giuseppe Pisanu: Le Province ormai non hanno piu’ senso.

Qualche settimana dopo le elezioni il capo del Governo sventolava il primo trionfo, riassunto dai tg amici con titoli cosi’: Abolite nove Province. In realta’ nove province cambiavano soltanto nome. D’ora in avanti si sarebbero chiamate aree metropolitane. Un ritocco semantico. Ma naufragato lo stesso. Poi cominciarono i distinguo. C’e’ un solo punto nel programma in cui ho difficolta’ serie con gli alleati, l’abolizione delle Province. La Lega ha una posizione molto ferma, confesso’ Berlusconi nel dicembre 2008. Sono enti inutili, ma non riusciremo a cancellarli in questa legislatura, confermava Renato Brunetta. Di piu’: nel disegno di legge sulle autonomie locali definito dal ministro Roberto Calderoli non solo sopravvivevano. Venivano addirittura rafforzate, con la possibilita’ di riscuotere tasse proprie.

Vero e’ che Bossi aveva eretto un muro insormontabile: Le Province non si toccano. Ma che la marcia indietro collettiva sia stata dovuta solo all’altola’ del Carroccio non si puo’ dire. Basti rileggere quanto affermo’ il deputato del Pd Gianclaudio Bressa nell’ottobre scorso: Non siamo d’accordo con l’abolizione delle Province, ne’ abbiamo mai detto di esserlo in passato. ora di finirla con questa mistificazione . E quello che diceva Veltroni? Coro democratico: Veltroni chi? Ma e’ niente in confronto alle contraddizioni della maggioranza. Dove Sandro Bondi, da coordinatore forzista, era a pie’ fermo al fianco del Capo: Aboliamo le Province. Sono un diaframma inutile fra i Comuni e le Regioni. Era il 14 luglio 2007: qualche mese dopo, con marmorea coerenza, si candidava alla presidenza della Provincia di Massa Carrara.

E meno male anche per lui (oggi ministro) che non ce l’ha fatta. Senno’ sarebbe andato a ingrossare la folta schiera dei fedeli di sant’Alfonso Maria de’ Liguori al quale Dio concesse il dono della bilocazione. Cioe’ quei politici che sono insieme assisi su due poltrone: quella di parlamentare e quella di presidente provinciale. La legge dice che il presidente di una Provincia o il sindaco di una citta’ con oltre 20 mila abitanti non puo’ essere eletto parlamentare? Si’, ma non dice il contrario. Cosi’ i casi di doppio o triplo incarico si sono moltiplicati. Adesso sono nove, di cui sei pidiellini: c’e’ il presidente foggiano Antonio Pepe, quella astigiana Maria Teresa Armosino, quello avellinese Cosimo Sibilia, quello salernitano Edmondo Cirielli, quello napoletano Luigi Cesaro, quello ciociaro Antonio Iannarilli… Poi ci sono gli ubiqui della Lega: il presidente biellese Roberto Simonetti, quello bergamasco Ettore Pirovano e quello bresciano Daniele Molgora, che e’ anche sottosegretario all’Economia: un esempio di trilocazione mai tentato neppure dal santo fachiro Sai Baba capace al massimo di apparire insieme nell’Andra Pradesh e a Toronto. Chiederete: ma come fa uno a stare in tre posti diversi? La risposta la puo’ forse suggerire lo stesso Pirovano. Il quale il 27 luglio scorso, mentre teneva la giunta a Bergamo, votava alla Camera a Roma materializzandosi grazie al tesserino usato al posto suo dal collega Nunziante Consiglio. Il quale, pizzicato da Fini, disse: Era un gesto innocente, pensavo stesse per arrivare… . Ma se di lunedi’ ha la giunta! Oh signur, credevo fosse martedi’….

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