Cosi’ sprecano i tedeschi. E somigliano agli italiani

Molto più simili agli italiani, almeno in materia di sprechi di soldi pubblici: così appaiono i tedeschi dopo il certosino lavoro di ricognizione di Karl-Heinz Dake che ha appena pubblicato un libro dal titolo "Gli spreconi di miliardi". Nel mirino ci sono loro, i politici in formato casta tedesca che, secondo i conti di Dake, […]

Molto più simili agli italiani, almeno in materia di sprechi di soldi pubblici: così appaiono i tedeschi dopo il certosino lavoro di ricognizione di Karl-Heinz Dake che ha appena pubblicato un libro dal titolo "Gli spreconi di miliardi". Nel mirino ci sono loro, i politici in formato casta tedesca che, secondo i conti di Dake, gettano al vento ogni anno almeno 30 miliardi di euro, il 5 per cento del totale della spesa pubblica pari a 600 miliardi di euro.

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Nel campionario degli sprechi spiccano le opere costate, sono parole di Dahe, "milioni di euro immolati per soddisfare l’ego del singolo politico". Qualche esempio? Kurt Beck, leader per decenni del partito socialdemocartico e del land della Renania-Palatinato, ha voluto a tutti i costi il suo monumento, un autodromo a Nurburgring con luna-park, ristoranti e alberghi. In totale 330 milioni di euro di spesa, e zero turisti.

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Anche la Merkel ha la sua opera, ed è la "metropolitana del Cancelliere", 1800 metri di linea tra la stazione di Berlino e il Bundestag. Un’opera inutile, realizzata in 14 anni di lavori, e con un conto finale di 320 milioni di euro sprecati. Ad Amburgo, i Verdi, di solito severi censori in materia di spesa pubblica, polverizzano 9 milioni di euro per una fantomatica campagna a favore di "Amburgo capitale dell’ambiente d’Europa". A Berlino il Willy Brandt International, il nuovo aeroporto della capitale, doveva essere inaugurato la scorsa estate e costare 2,4 miliardi di euro: tutto rinviato sine die, e spesa lievitata, per il momento a 3,5 miliardi di euro.

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Un capitolo a parte nell’analisi di Dake è dedicato alle sovvenzioni a pioggia, nelle quali i tedeschi appiaono generosi e fantasiosi. Una ricerca per colorare carote biologiche ha incassato 230mila euro, mentre un’analoga indagine per il succo di mela color rosso è costata 270mila euro. E 320mila euro sono andati alla costruzione di asili-nido. Ma non in Germania, in Cina.

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