Cosi’ gli sms possono uccidere la lingua

PAROLE, parole, parole, cantava Mina quando erano ancora queste a misurare il linguaggio. Quarant’anni dopo a dominarlo sono i caratteri, inviati via sms e assemblati in modo sempre più conciso e sofisticato. Gli short message sono una tappa fondamentale dell’evoluzione della comunicazione umana e qualche anno fa la British Psychological Society di Londra ha anche […]

PAROLE, parole, parole, cantava Mina quando erano ancora queste a misurare il linguaggio. Quarant’anni dopo a dominarlo sono i caratteri, inviati via sms e assemblati in modo sempre più conciso e sofisticato. Gli short message sono una tappa fondamentale dell’evoluzione della comunicazione umana e qualche anno fa la British Psychological Society di Londra ha anche spiegato che sviluppano la creatività. Ma il loro utilizzo non è immune da effetti collaterali.

Secondo uno studio dell’università di Calgary, in Canada, pubblicato su Dissertation and features, l’abuso di questo strumento limita l’arricchimento del linguaggio e crea difficoltà nel comprendere e far proprie parole nuove.

Gli studiosi sono giunti a queste conclusioni analizzando il comportamento di alcuni studenti e chiedendo loro di interpretare un tot di vocaboli. Dai risultati è emerso che i volontari più abituati all’invio di sms avevano maggiori difficoltà interpretative rispetto ai colleghi che preferivano giornali, libri e riviste.

"Il nostro dato di partenza – spiega il ricercatore Joan Lee – era che scrivere messaggi incoraggia un linguaggio senza restrizioni né limiti. Ma, analizzando il comportamento degli studenti, abbiamo riscontrato che non è così. Quelli che ‘accettavano’ e acquisivano più parole lo facevano perché sapevano meglio interpretarne il significato. I volontari che invece leggevano e scrivevano molti messaggi avevano un atteggiamento più chiuso".

Secondo gli studiosi, dunque, leggere libri e riviste incoraggia la flessibilità del linguaggio e l’acquisizione di strumenti comunicativi diversi, aiutando a sviluppare capacità che permettono di interpretare e capire vocaboli nuovi o insoliti. "Scrivere messaggi, al contrario, è qualcosa di associato a rigidi freni linguistici – conclude Lee – che spingono a rigettare le parole che non si conoscono".

Non è la prima volta che la ricerca si concentra sul rapporto tra sms e comunicazione. Sei anni fa l’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) lanciò l’iniziativa Faites don de vos sms a’ la science 😉 (fate dono dei vostri SMS alla scienza) che permise di mettere insieme 75.000 messaggi e dare il via al primo studio specifico sul fenomeno.

In Italia, l’ultimo progetto al riguardo è "Se telefonando ti scrivo", libro pubblicato dall’Accademia della Crusca che spiega l’evolvere dell’italiano al telefono, dal parlato al digitato. "Quando si scrivono sms oppure email – spiega la presidente dell’Accademia, Nicoletta Maraschio – l’obiettivo è quello di arrivare immediatamente al proprio interlocutore e quindi essere veloce. La scrittura, in questo caso, ha un carattere effimero, tanto da essere definita "volatile", che se ne va. Secondo l’esperta, l’importante è "impedire il travaso inconsapevole di quella effimera verso altri tipi di scrittura e soprattutto in quella che usiamo tutti i giorni".

"La comunicazione interumana – spiega la psicologa Barbara Fabbroni, autrice di L’sms, una tribù comunicativa (Edizioni Universitarie Romane) – sta attraversando un momento di forte cambiamento. Messaggi, chat e community si sono rivelati perfettamente congeniali alle esigenze adolescenziali, strumenti ideali per soddisfare il bisogno arcaico di esprimersi e sentirsi ‘in-relazione-con-l’Altro’. Ne emerge un nuovo modo di comunicare, superficiale, sgrammaticato e non-sense".

I new media, spiega l’esperta, sono quindi oggi i primi alleati dei rapporti umani, i principali motori di semplificazione della vita, e la parola scritta è lo strumento principe di questa nuova tribù. Malata di "anoressia comunicativa". "Il bisogno di comunicare – conclude – ha generato un alfabeto comunicativo particolare, deprivando il linguaggio e le parole della loro caratteristica complessa e completa".

Di parere diverso il professor Michele Cortelazzo, docente di linguistica italiana presso l’università di Padova e coordinatore della versione italiana del progetto di Lovagno, La lingua degli sms: costituzione di un corpus italiano e analisi linquistica, programma di ricerca all’interno del quale lui e il suo team hanno finora raccolto un corpus di 50.000 sms da analizzare.

"E’ ovvio che chi legge libri acquisisce meglio il lessico – spiega – sia perché il libro ha una varietà lessicale più alta sia perché il tempo di fruizione è più elevato. Quindi quella tra libri e messaggi mi pare una falsa dicotomia. La scrittura via sms sviluppa da una parte la creatività e dall’altra capacità di sintesi. Per avere un dominio ricco della lingua ovviamente bisogna avere altre fonti ma chi legge e usa anche i messaggi avrà anzi uno strumento in più".

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