Confindustria: con meno sprechi risparmi sull’energia per 25 miliardi di euro

di Emanuele Scarci Sarà davvero l’efficienza la nuova frontiera degli incentivi nel settore cruciale dell’energia? Il Governo promette di accelerare il piano nazionale, discusso proprio ieri nella conferenza Stato-Regioni dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia (si veda l’articolo sopra). Ma ecco l’altolà della Confindustria: gli incentivi potrebbero cadere nel taglione anti crisi della spesa […]

di Emanuele Scarci

Sarà davvero l’efficienza la nuova frontiera degli incentivi nel settore cruciale dell’energia? Il Governo promette di accelerare il piano nazionale, discusso proprio ieri nella conferenza Stato-Regioni dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia (si veda l’articolo sopra). Ma ecco l’altolà della Confindustria: gli incentivi potrebbero cadere nel taglione anti crisi della spesa pubblica. Un guaio per gli stessi equilibri economico-finanziari del paese. Perché con un uso più razionale ed efficiente dell’energia si potrebbero «risparmiare 25 miliardi l’anno sulla bolletta energetica nazionale» incalza il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli sull’onda del dettagliato dossier appena presentato in un’audizione al Senato (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Missione possibile, insiste Galli rilanciando la proposta di dare seguito operativo al piano straordinario per l’efficienza energetica già previsto dalla legge sviluppo di due anni fa (la 99/2009) anche rimpolpando gli stanziamenti nazionali con gli strumenti che la stessa Unione europea ci mette a disposizione, come gli Union Bonds. Questi avrebbero tra l’altro il pregio di mettere a disposizione risorse aggiuntive trovando copertura sulla fiscalità generale e non, come accade per gli strumenti di incentivazione energetica in uso, sulle già ultra-oberate bollette degli italiani.

«In ogni caso riteniamo che la clausola di chiusura, contenuta nel recente provvedimento di stabilizzazione finanziaria, non debba portare alla eliminazione e neanche alla riduzione degli attuali incentivi per l’efficienza energetica» ammonisce Galli. Timore legittimato dal fatto che «in questi anni l’efficienza energetica ha ricevuto scarsa attenzione, nonostante abbia un potenziale di sviluppo socio-economico molto più elevato delle energie rinnovabili». «Valutazioni effettuate sulla base della proposta di direttiva nel giugno 2011 indicano – ricorda il direttore generale di Confindustria – un potenziale impatto positivo sull’occupazione di oltre 1,5 milioni di unità è un contributo alla crescita del Pil di circa 0,4% annuo sino al 2020». E comunque «l’efficienza energetica è lo strumento principale per conseguire gli obiettivi vincolanti previsti per la riduzione dei livelli di CO2».

Certo, ci sarà da lavorare non solo sulla quantità ma anche sulla qualità dell’intervento, perché «al fine di raggiungere nel modo più efficiente gli obiettivi comunitari i meccanismi di incentivazione devono essere definiti sulla base di una sistematica analisi costi benefici» per essere in grado di «valorizzare le diverse opzioni tecnologiche secondo un ordine di merito economico rispetto agli obiettivi di sostenibilità». La ricerca di settore deve dunque puntare sulle tecnologie «più promettenti sotto il profilo dell’efficienza». E questo riguarda l’intera partita energetica, a partire dalla nuova strategia di promozione delle energie rinnovabili impostata con la recente revisione del meccanismo del conto energia per il solare fotovoltaico, a cui ora deve seguire il nuovo schema di incentivi per l’eolico e per il solare termico (tecnologia dalle potenzialità particolarmente elevate).

Tutto ciò dovrà essere affiancato – avverte Galli – da un deciso impegno per rendere più efficienti non solo le tecnologie di generazione ma anche le reti di trasmissione e distribuzione. A questo proposito il direttore generale di Confindustria sottolinea che «i ritardi autorizzativi di molte infrastrutture di rete hanno caratterizzato il mercato elettrico italiano generando una struttura di prezzi zonali in cui le inefficienze degli impianti localizzati in alcune aree (ad esempio Sicilia e Sardegna) hanno avuto profonde ripercussioni sul prezzo medio nazionale». È quindi «essenziale responsabilizzare le comunità locali rispetto alle scelte in materia di autorizzazioni». Questo, secondo Galli, «può essere fatto anche attraverso la graduale introduzione di un sistema di prezzi zonali secondo i principi generali previsti dalla legge 2/2009. È comunque necessario, come Confindustria sostiene da tempo, rivedere le disposizioni del titolo V della Costituzione per ricondurre le infrastrutture essenziali del sistema energetico alla competenza esclusiva del Governo centrale».

 

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