Com’è difficile trovare un pediatra

C’è chi ha accettato l’unico pediatra libero sul territorio e deve fare 15 chilometri in auto per raggiungerlo. E chi, non avendo trovato un medico con orari adeguati alle proprie esigenze lavorative, è costretto a sentirlo solo al telefono. Trovare un pediatra nelle grandi città può essere un’impresa difficile. E in periodi come questo, in […]

C’è chi ha accettato l’unico pediatra libero sul territorio e deve fare 15 chilometri in auto per raggiungerlo. E chi, non avendo trovato un medico con orari adeguati alle proprie esigenze lavorative, è costretto a sentirlo solo al telefono. Trovare un pediatra nelle grandi città può essere un’impresa difficile. E in periodi come questo, in cui sei bambini su dieci sono a letto con l’influenza stagionale, è davvero una missione impossibile. A lanciare l’allarme è l’associazione indipendente dei consumatori Altroconsumo, che in un’inchiesta condotta in nove capoluoghi italiani denuncia le lacune del sistema pediatrico pubblico, quello del Servizio sanitario nazionale.

Indagini allo sportello. Poco è cambiato oggi rispetto alle due precedenti indagini del 2000 e del 2007, che avevano già messo in evidenza un grosso problema di disponibilità di pediatri. Altroconsumo per la terza volta torna sul campo monitorando gli sportelli Asl (40, tra ottobre e novembre 2010) dove si sceglie e revoca il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta. Le città coinvolte nello studio sono Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova, Bari, Firenze, Bologna e Palermo. A tutti gli sportelli sono state chieste le informazioni necessarie per scegliere un pediatra. L’obiettivo era quello di verificare sia la qualità e la completezza delle informazioni fornite dagli impiegati, sia la disponibilità di medici con posti liberi. Sono stati anche visitati i siti internet delle Asl, controllando la

presenza di indicazioni utili e l’eventuale possibilità di scegliere il pediatra online.

Come si sceglie il pediatra. La convenzione che disciplina il rapporto tra pediatri e Asl è valida a livello nazionale. Ogni regione poi può decidere nello specifico le concrete applicazioni degli accordi. La convenzione spiega che le Aziende devono provvedere a informare adeguatamente i cittadini sul curriculum formativo e professionale del pediatra e sulle caratteristiche dell’attività professionale (ubicazione e orario dello studio, aderenza a forme associative, uso di procedure informatiche, disponibilità telefonica, disponibilità del personale di studio, caratteristiche strutturali e strumentali, ecc.) "E’ nero su bianco – spiega Altroconsumo – i cittadini devono poter accedere a queste informazioni". Dove? Allo sportello "scelta e revoca del medico e del pediatra" delle Asl. Ma, come rivela l’inchiesta dell’associazione, non sempre è facile o possibile ottenerle.

Per prima cosa serve un elenco, ossia la lista dei medici della propria zona fra cui poter scegliere. In 26 dei 40 sportelli esaminati da Altroconsumo l’elenco è appeso alla parete o è racchiuso in un faldone a disposizione per la consultazione. In 12 casi bisogna rivolgersi all’impiegato per ottenerne una copia o consultarlo, con un’inutile perdita di tempo in coda. Quali sono i dati più importanti? In primo luogo l’orario di ricevimento. Inoltre, sapere se un medico lavora solo su appuntamento. Anche la data di nascita (e quindi l’anzianità professionale) può aiutare i genitori a scegliere. "Ma è difficile decidere – spiega Altroconsumo – se gli impiegati non danno informazioni appellandosi a inconsistenti motivi di privacy, com’è successo in una Asl di Bari, oppure se l’elenco affisso alla parete non è aggiornato, come in una Asl di Genova".

La logica dei numeri. A Milano, Napoli, Firenze e Bologna i pediatri con posti liberi sono pochissimi, (guarda la tabella 1). E le famiglie sono costrette ad accontentarsi di medici che non sempre soddisfano le loro esigenze. Per questo, chi se lo può permettere economicamente opta per il pediatra privato. Perché i pediatri sono così pochi? Secondo Altroconsumo è una questione di numeri: la convenzione che regola il rapporto tra pediatri e Asl prevede che in ogni Comune ci sia un pediatra per ogni 600 abitanti di età tra zero e sei anni. Il medico può avere in cura fino a 800 pazienti, ma anche molto più grandi, tra 0 e 14 anni di età. In realtà a sei anni un bambino potrebbe essere trasferito dal medico di base. In genere, però, i genitori preferiscono lasciare i bambini in cura dal pediatra fino ai 14. "Questo – sottolinea Altroconsumo – genera un grande problema di gestione: il numero di pediatri è stabilito in base ai bambini che hanno meno di sei anni ma, in pratica, i pazienti in cura dal medico sono molti di più. A Milano, per garantire la copertura pediatrica obbligatoria, è stato aumentato il numero di pazienti per ogni medico. Una soluzione tampone: sarebbe stato più opportuno aumentare i pediatri".

Del problema si è occupata anche l’Antitrust, evidenziando come il meccanismo di calcolo del numero di pediatri non sia idoneo a garantire un adeguato servizio all’utenza. "Assieme a Cittadinanzattiva – conclude Altroconsumo – ci siamo rivolti al ministero della Salute per chiedere la modifica del calcolo del numero dei pediatri: i bambini hanno diritto a un servizio migliore". 

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