Cina, protesta ambientalista: stop al megaimpianto

Una manifestazione che ha coinvolto migliaia di persone nella città di Shifang. Obbiettivo, contrastare la costruzione di un impianto che lavora il rame. Lo scopo è stato ottenuto: il cantiere è stato chiuso, dopo duri scontri tra gli attivisti e la polizia. Della vicenda si è occupata Renata Pisu sul quotidiano "la Repubblica". Ecco cosa […]

Una manifestazione che ha coinvolto migliaia di persone nella città di Shifang. Obbiettivo, contrastare la costruzione di un impianto che lavora il rame. Lo scopo è stato ottenuto: il cantiere è stato chiuso, dopo duri scontri tra gli attivisti e la polizia. Della vicenda si è occupata Renata Pisu sul quotidiano "la Repubblica". Ecco cosa scrive: Striscioni, dazibao affissi sui muri, decine di migliaia di persone scese per le strade a Shifang, una città di oltre 200mila abitanti che contò migliaia di morti nel 2008, all’epoca del devastante terremoto del Sichuan che costò la vita a più di 80mila persone.

La protesta si è scatenata contro la costruzione di un impianto per la lavorazione del rame e ha avuto inizio domenica 1 luglio: le autorità cittadine hanno tentato di soffocarla prima con le buone poi minacciando “severe punizioni” contro chiunque si opponesse alla costruzione della megafabbrica, un progetto da un miliardo e mezzo di dollari che era stato approvato senza che ai residenti della zona venissero specificati i parametri di inquinamento e di rischio per la salute, come sarebbe d’obbligo in casi del genere. Il risultato è stato l’intensificarsi delle proteste che hanno raggiunto il culmine lunedì e martedì quando la sede del comune è stata assalita, i funzionari ritenuti responsabili sono stati fatti oggetto di un’intensa sassaiole e i reparti anti-sommossa hanno attaccato i manifestanti lanciando bombe lacrimogene.

Al momento la situazione sembra essersi calmata dato che le autorità hanno annunciato la sospensione momentanea dei lavori, riservandosi comunque di svolgere indagini per scoprire i responsabili dei disordini e soprattutto chi ha lanciato l’allarme su Weibo, il Twitter cinese, facendo conoscere la gravità del caso della cittadina di Shifang in tutto il paese. In rete sono state pubblicate immagini di gente ferita, di anziani e bambini ricoverati negli ospedali, di automezzi della polizia rovesciati, di poliziotti che mostrano il dito indice ai cittadini, l’universale gesto di disprezzo.

La dimostrazione di Shifang non è che una delle centinanaia e centinaia che vengono inscenate ogni anno per protestare contro l’assalto all’ambiente: l’estate scorsa aveva avuto vasta risonanza, anche se nessun successo, quella svoltasi a Dalian, nel Nord-est, per chiedere la chiusura e la rilocazione di un impianto chimico che ammorbava acque e aria rendendo impossibile la vita dei residenti. Allora la protesta fruttò soltanto alcune concessioni per l’installazione di impianti di depurazione, questa volta invece, a Shifang, il progetto di costruzione dell’impianto è stato fermato prima che venisse posata la prima pietra.

 

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