Cina inquinata: almeno vent’anni per eliminare lo smog

Durante le Olimpiadi di Pechino faceva impressione vedere gli atleti della maratona o quelli del ciclismo avanzare respirando in una pesante coltre di smog. Sono passati due anni e, a quanto pare, la situazione non è migliorata. L’impegno del governo cinese sul fronte del miglioramento delle condizioni ambientali è notevole. Almeno a stare alle dichiarazioni […]

Durante le Olimpiadi di Pechino faceva impressione vedere gli atleti della maratona o quelli del ciclismo avanzare respirando in una pesante coltre di smog. Sono passati due anni e, a quanto pare, la situazione non è migliorata. L’impegno del governo cinese sul fronte del miglioramento delle condizioni ambientali è notevole.

Almeno a stare alle dichiarazioni ufficiali e alle iniziative prese, la svolta green c’è già stata, sia sul terreno del protagonismo sul terreno delle energie rinnovabili, che su quello dell’attenzione all’ambiente e al controo delle emissioni di Co2. Ma il contesto rimane e rimarrà problematico.

L’economia di Pechino è tra le poche a tirare ma il prezzo che si paga è che questo è forse l’unico paese al mondo dove sono stati addirittura fermati i voli a causa della impenetrabilità dello smog. E le prospettive rimangono fosche come l’aria. Secondo alcuni studiosi gli abitanti delle città cinesi saranno costretti a respirare aria malsana per i prossimi 20-30 anni.

Solo da pochi mesi in Cina hanno deciso di pubblicare i dati riguardanti sia il livello di pm10 che di pm 2,5. La maggiore trasparenza, secondo la Guangdong Meteorological Agency, è una chiave essenziale per lottare seriamente contro il fenomeno, una premessa fondamentale. Ma, sottolineano gli esperti «sarà necessario ancora molto tempo per risolvere davvero il problema».

Secondo i dati del governo circa il 70% dell’aria nelle città soddisfa le norme nazionali esistenti, che includono le misurazioni di biossido di zolfo, ossido di azoto e particolato pm10.

Tuttavia il vice ministro dell’Ambiente, Zhang Lijun, ha avvertito come il 70% scenda al di sotto dei livelli accettabili se ai risultati viene aggiunto l’indice del pm2,5.

Ebbene, la lotta anche al pericolosissimo pm2,5, tristemente noto anche in Italia e in valle padana specialmente, così ora è il nuovo fronte su cui si sono schierati gli ambientalisti e i governanti cinesi.

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