Sergio Cimbali, 31 anni di Vittoria, provincia di Ragusa, plasma con le proprie mani materiali destinati alla demolizione per farne opere d’arte esclusive. La poetica del ri-creare proposta dall’artista è intimamente legata alle ineludibili esigenze ecologiche del nostro tempo, ma soprattutto alla storia e al territorio isolano. Attraverso le sue opere, Sergio Cimbali esterna la sua presa di posizione nei confronti del sistema e del contesto sociale di oggi senza mai abbandonare il suo intimo sentire. Appare, così, nelle sue opere, la materializzazione del dolore umano, le sfere della percezione e quelle dell’emozione trasmesse attraverso la testimonianza dei rifiuti, che riescono a portare la forza evocatrice della memoria.
Le opere d’arte non sono più frutto esclusivo dei colori, della tavolozza e dei pennelli, ma vere e proprie rigenerazioni, ri-creazioni affidate a tecniche assolutamente diverse: assemblaggi, collage e installazioni. Gli artisti come Cimbali riescono a sfruttare le potenzialità espressive di oggetti e dei frammenti abbandonati dalla società che li circondano.
Coerentemente a questa poetica, lo sperimentatore Ibleo plasma e modella una figura femminile in un ammasso di anelli di catena, proponendoci una donna che eleva al cielo una preghiera muta. Allo stesso modo, intenso è il grido del Cristo trafitto dalla corona di spine, realizzato nella povertà della plastica riciclata.
Nell’opera di Sergio Cimbali, dunque, lo scarto è ombra concreta della cosa-esistita, il rifiuto diventa parte dell’opera d’arte, in quanto testimonianza di un vissuto. L’artista, lancia cosi un monito a chi dovrebbe garantire l’ecosistema, un autentico appello veicolato attraverso i suoi fruitori d’arte, ai quali egli dimostra che è possibile riciclare rifiuti per farne autentiche opere d’arte.
Fonte: MagMagazine