Cantieri «green» più a rischio secondo studio Usa. In Italia non risulta

L’edilizia «verde» farebbe aumentare i rischi per il lavoratore del 9% rispetto a quella tradizionale. Questo il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettonica dell’Università del Colorado. L’analisi, dal titolo Identification of Safety Risks for High Performance Sustainable Construction Projects, ha rilevato problemi relativi […]

L’edilizia «verde» farebbe aumentare i rischi per il lavoratore del 9% rispetto a quella tradizionale. Questo il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettonica dell’Università del Colorado. L’analisi, dal titolo Identification of Safety Risks for High Performance Sustainable Construction Projects, ha rilevato problemi relativi a diverse costruzioni con certificazione Leed (standard di costruzione basato sul contenimento dell’energia impiegata e sul controllo delle fonti inquinanti). Ci sono pericoli specifici dovuti all’installazione pannelli fotovoltaici e un aumento di 36 punti percentuali in tagli, distorsioni e affaticamento per l’uso di materiali edili riciclati. Da parte del lavoratore, inoltre, viene percepito il 19 per cento in più di affaticamento oculare dovuto all’uso di superfici riflettenti.

 

LA SITUAZIONE ITALIANA – In Italia, si registra una mancanza di dati ufficiali sugli infortuni in questo settore. Incrociando i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna e della Fillea Cgil, emerge che dei 173 morti nell’edilizia nel primo semestre del 2011, l’1,73% è causata dall’installazione di pannelli fotovoltaici. Non è possibile quantificare, invece, l’entità di infortuni di altra natura. In base a questi dati parziali, la situazione italiana sembra essere diversa da quella americana.

MANCANZA DI FORMAZIONE – Secondo la Fillea Cgil questi incidenti sono dovuti alla mancanza di formazione negli operai e negli imprenditori a causa della presenza massiccia di piccole imprese. L’edilizia, nel nostro Paese, vede la maggior parte delle aziende al di sotto dei cinque dipendenti. Sarebbe questo nanismo imprenditoriale, dunque, a generare approssimazione nell’impiego di tecnologie legate all’ecosostenibilità. Semplificando, un’azienda edile non si tira indietro alla richiesta di tecnologie green da parte di un cliente anche se non le ha mai sperimentate in precedenza. A fare le spese di questa improvvisazione è il lavoratore.

NESSUN ALLARMISMO – A riconoscere l’importanza della formazione è anche Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil. Secondo De Albertis «la cultura della sicurezza deve essere centrale nel settore delle costruzioni. Non si possono, però, fare accostamenti diretti con la realtà statunitense. In Italia, i cantieri green sono presenti in numero molto minore. Le costruzioni statunitensi rappresentano, inoltre, caratteristiche strutturali differenti. Non credo che, nel nostro Paese, ci siano problemi di sicurezza maggiori in un cantiere green».

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