Campania, conti in rosso 10 mila stipendi bloccati

Non c’e’ un euro, “abbiamo un debito di oltre 2 miliardi”. Cosi’ nei giorni scorsi il neopresidente della Campania, Stefano Caldoro, ha annunciato che il suo ingresso nelle stanze che erano state di Antonio Bassolino non poteva essere peggiore. Un allarme finanziario che lo stesso Caldoro ha paragonato alla crisi greca. E che ora ha […]

Non c’e’ un euro, “abbiamo un debito di oltre 2 miliardi”. Cosi’ nei giorni scorsi il neopresidente della Campania, Stefano Caldoro, ha annunciato che il suo ingresso nelle stanze che erano state di Antonio Bassolino non poteva essere peggiore. Un allarme finanziario che lo stesso Caldoro ha paragonato alla crisi greca. E che ora ha prodotto il primo effetto. Ben 10 mila dipendenti dell’Azienda sanitaria Napoli 1, quella del capoluogo, la piu’ grande d’Europa, hanno avuto gli stipendi bloccati dal pignoramento che il Tribunale di Napoli ha disposto accogliendo il ricorso dei tanti creditori della Asl. I fondi, 330 milioni in tutto, di cui 68 relativi allo stipendio mensile effettivamente non erogato, sono stati bloccati presso la Tesoreria del Banco di Napoli, che fornisce le anticipazioni di cassa alla Asl, con una diffida a girarli alla azienda sanitaria.

Immediate ovviamente le proteste. Ospedali in fermento, interventi chirurgici rinviati, ambulatori in tilt. Mobilitazione generale dei sindacati, Ordine dei medici in rivolta. All’ospedale San Paolo sono saltati gli interventi chirurgici non urgenti. Al San Giovanni Bosco, il direttore Giuseppe Matarazzo parla di “ospedale in subbuglio”. Al San Gennaro sono state sospese le prenotazioni. L’Associazione dei medici ospedalieri (Anaao) ha proclamato lo “stato di agitazione”.

Ora si cerca una soluzione rapida. “Potrebbe arrivare domani, venerdi’”, dice Giuseppe Zuccatelli, subcommissario di governo per il piano di rientro dal deficit. Si spera in una “rimessa” immediata di fondi da parte del governo, oppure in una manovra che aggiri la Asl, e quindi il pignoramento a suo carico, facendo erogare le somme da altri istituti sanitari regionali. Lo stesso Caldoro ieri e’ tornato a Roma, dove ormai e’ da tempo in strettissimo contatto con i tecnici del Ministero del Tesoro per trovare una soluzione. L’intera Regione e’ alle soglie di un paradosso: “Se dovessimo applicare alla lettera le procedure del patto di stabilita’ – aggiunge Caldoro – le manovre di rientro dovrebbero attaccare anche le spese obbligatorie”, ovvero gli stipendi. Ma si tratta di una situazione impossibile in un ente pubblico, “semplicemente non si puo'”, dice Caldoro, e dunque non c’e’ altra strada se non quella di chiamare il governo a dare in qualche modo una mano.

Naturalmente il predecessore di Caldoro, Antonio Bassolino, non accetta le accuse. La polemica divampa da giorni, da quando Caldoro ha contestato la scorrettezza di una delle ultime delibere dell’ex governatore, con la quale si sanzionava lo sforamento di oltre 1 miliardo del patto di stabilita’. Cifra che, aggiunta al miliardo circa di deficit stimato come proprio della sanita’, porta a quei 2 miliardi di “default” di cui parla Caldoro. Che aggiunge: “La manovra correttiva del governo nazionale, concordata con la Ue, dovrebbe aggirarsi sugli 8 miliardi. Qui siamo ad un quarto, solo in Campania”. Ecco perche’ Caldoro ha parlato di un modello Grecia e di una Regione nella quale lui non potrebbe fare piu’ nulla, niente investimenti, niente assunzioni. Bassolino non se l’e’ tenuta: “Paragonare la Campania alla Grecia denota uno scarso senso delle istituzioni. Non c’e’ nessun buco, il nostro bilancio e’ in ordine. Altra cosa e’ il patto di stabilita’. Qui abbiamo deciso un’accelerazione dei pagamenti nei confronti delle imprese che vantavano crediti. Una misura per sostenere la nostra economia reale”. Controreplica di Caldoro: “Appunto. Gli stessi argomenti della Grecia”.

La vicenda della Asl ha ulteriormente inasprito gli animi. Anche perche’ Bassolino ha contestato che il pignoramento e’ stato possibile a causa di un emendamento inserito dal Pdl nel decreto milleproroghe di febbraio: la finanziaria sospendeva i pignoramenti fino a dicembre 2010, l’emendamento ha arretrato questo termine a febbraio. Risultato: diecimila senza stipendio. Caldoro ha istituito un tavolo di crisi locale, della cosa e’ stato informato anche il prefetto Alessandra Pansa, a testimonianza della preoccupazione che la vicenda suscita sul piano delle attivita’ sanitarie e dell’ordine pubblico.

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