Boom delle cure mediche low-cost

Dopo la geopolitica, tocca alla geosanità. Una volta si andava in Turchia per fotografare il Bosforo, in Romania per rimorchiare escort a prezzi stracciati, in Ungheria a caccia di cervi, adesso in questi paesi si va perché i loro dentisti sono più low-cost della Ryan Air. E indovinate chi muove le fila di questo lucroso […]

Dopo la geopolitica, tocca alla geosanità. Una volta si andava in Turchia per fotografare il Bosforo, in Romania per rimorchiare escort a prezzi stracciati, in Ungheria a caccia di cervi, adesso in questi paesi si va perché i loro dentisti sono più low-cost della Ryan Air. E indovinate chi muove le fila di questo lucroso business? Gli olandesi. Sei milioni di geni che dopo aver rifilato a mezzo mondo il calcio totale, gli elettrodomestici della Philips e i format di quasi tutti i reality-show, adesso ci provano coi dental-trip.

Anche la Tunisia in questi anni è stata all’avanguardia nel turismo medico. Sbiancamento dei denti, otturazioni, corone, impiallacciature, ricostruzioni dentali, ma anche mentoplastica, chirurgia dei glutei, mastopessi. Il tutto, dicevano loro, con cliniche di standard europeo, personale paramedico poliglotta, chirurghi laureati in Italia, parcelle, però, magrebine. Ma da quando sono scesi in campo gli olandesi la Tunisia non tira più come prima. I giamaicani invece, Michael Moore insegna, hanno scelto Cuba per curarsi la vista. IlJamaica Gleaner’ rivelava che dal 2005 più di 13.000 mila giamaicani sono volati nel paradiso di Fidel per cure oftalmiche. Ma non è una novità.

Nei Caraibi tutti sanno che all’Havana c’è un ospedale solo per stranieri, il Cico Garcia, che ha un reparto di oftalmologia di livello mondiale. Molti emigrati cubani di Miami vengono a farsi curare qui, visto quanto è cara (e fallace) la sanità negli Stati Uniti (i medici americani, denuncia il Journal of the American Medical Association, uccidono più dell’AIDS, del cancro al seno, degli incidenti automobilistici e degli incidenti sul lavoro). Lo stesso fanno brasiliani, argentini, venezuelani, che a Cuba ricevono cure pari a quelle statunitensi ma a un prezzo assai inferiore.

A seguirla con attenzione la geosanità rivela molte sorprese. E così si scopre che per il trapianto di capelli low-cost Cracovia e l’India sono un paradiso. La Mecca dei transessuali, invece, è la Thailandia; emerse da un’indagine di France Presse sei anni fa. Due settimane in ospedale con prestazioni di alto livello, costavano intorno ai cinquemila dollari. La Cina invece è l’ultima spiaggia di chi è stato dichiarato incurabile in America e in Europa. Ciechi, disabili, malati di Parkinson, pazienti atassici, ipotecano case, prosciugano conti bancari, per sottoporsi a trattamenti sperimentali a base di cellule staminali.

La Cina è anche un eccezionale ipermercato di organi. Tutto perfettamente legale, tutto incredibilmente sotto costo sia che si tratti di reni, cornee, fegati, pancreas, polmoni, e tutto senza la seccatura di dover chiedere il permesso a chi ‘dona’. Anche perchè, come denuncia Amnesty International, i donatori in Cina sono i condannati a morte, tra gli ottomila e i diecimila ogni anno. Nel rapporto di Amnesty emergerebbe anche, ma qui il condizionale è d’obbligo, la prassi di somministrare ai condannati un materiale diluente del sangue che garantisce la preservazione degli organi. Questi verrebbero asportati immediatamente dopo l’esecuzione e trasportati d’urgenza negli ospedali.

Secondo il quotidiano di Tel Aviv, Maariv, tra i clienti più assidui dei cinesi ci sono gli israeliani che a Pechino pagano un terzo in meno, e a volte la metà, di quello che avrebbero speso in Sudamerica, in Bulgaria o in Turchia. Infine il Sudafrica ha lanciato il cocktail vincente Sun&Surf&Surgery; prima il paziente si abbronza sulle spiagge sudafricane, pratica surf o safari al Kruger, poi il safari glielo fanno a lui. Anche qui cure oftalmiche, liposuzione, rinoplastica, chirurgia alle palpebre, protesi intraoculari, cataratta, trapianto di capelli, sostituzione totale dell’anca. A Dio piacendo. E incrociando le dita.

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